I resoconti delle lezioni tenute lo scorso luglio a Milano durante il corso estivo di studio per i giovani europei

Milano, luglio 2012.
Quattrocento giovani provenienti da tutta Europa partecipano alle lezioni del corso estivo europeo di studio, nel quale vengono approfonditi tre scritti di Nichiren Daishonin: Il prolungamento della vita, Il reale aspetto del Gohonzon, La scelta del tempo, che nel loro insieme racchiudono «la pratica buddista per diventare persone di valore».
Ecco i punti salienti:
La fede nel Buddismo di Nichiren Daishonin ha il potere di trasformare in positivo qualsiasi karma, anche quello apparentemente immutabile come la durata della vita (Il prolungamento della vita, vedi p. 4).
Il Gohonzon è l'emblema dell'impresa di trasformare il proprio karma e quello degli altri esseri umani, attraverso il profondo risveglio alla dignità e al valore supremo di ogni vita (Il reale aspetto del Gohonzon).
I periodi più difficili sono il momento opportuno in cui lottare per diffondere la Legge mistica, l'insegnamento che descrive correttamente il funzionamento della vita e permette alle persone di rivelare pienamente il proprio potenziale a livello individuale e collettivo. Oggi, in presenza di una delle crisi più gravi a livello globale, è esattamente il tempo in cui decidere di realizzare la trasformazione del karma dell'intera umanità (La scelta del tempo, vedi p. 16).
Nelle pagine seguenti riportiamo ampi resoconti della prima e della terza lezione. La seconda, relativa al Gosho Il reale aspetto del Gohonzon, sarà inserita in uno speciale sull'oggetto di culto che pubblicheremo nel numero di marzo aprile 2013.

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La trasformazione del tempo

Il prolungamento della vita

Nel caso delle malattie fisiche la chiave per guarire sta nella fede e nella pratica. Quando invece si devono affrontare malattie mentali, che possono alterare la percezione della vita e della fede, avere lo stesso atteggiamento è più difficile. Come si fa in questi casi?

È veramente difficile rispondere a questa domanda.
La chiave da usare è la stessa, ma nel caso di malattie psichiche o mentali è molto importante non insistere troppo con la persona interessata, perché il risultato potrebbe essere quello di appesantirla ulteriormente.
Quando parliamo di fede intendiamo aver fede nel Gohonzon e recitare Nam-myoho-renge-kyo; ma questo cosa significa? Significa credere nel potenziale infinito insito nella nostra vita. E anche se non incoraggiamo a fare ciò in modo esplicito, con le parole, possiamo farlo attraverso il nostro modo di vivere, il nostro esempio.
La cosa più importante è cercare di aiutare la persona malata ad approfondire la fede trasmettendole attraverso il nostro comportamento che cosa è la sacralità della vita, in modo che venga abbracciata dal calore della vita di chi le sta attorno: così le trasmettiamo il potere dell'armonia. Quindi le persone vicine a chi soffre per questi problemi devono curare il loro modo di interagire con la persona malata.
La base di tutte le religioni, e in modo particolare del Buddismo, è la non dualità di persona e Legge: l'essere umano è l'unico che riesce a trasmettere la Legge. La Legge non si trasmette con le parole o mediante particolari strategie ma solo attraverso il comportamento, perché il modo di vivere di una persona permette a un'altra di "vivere" la Legge nella sua vita.
Il modo migliore per sostenere una persona che affronta una malattia psichica è trasmetterle che noi per primi non ci arrendiamo di fronte alla sua malattia e che la sosterremo fino alla guarigione.
Chi è afflitto da questo tipo di malattia affronta interiormente una grande sofferenza, ma se è circondato da amici e parenti con una condizione vitale elevata che trasmettono lo spirito di non rassegnarsi, sicuramente riuscirà a trasformare la sua situazione e a guarire. Bisogna essere capaci di fargli sentire il suo valore, vivendo noi per primi in sintonia con la Legge mistica.
Nelle società dove prevale un forte individualismo è difficile affrontare questo tipo di malattie. Per questo è importante non solo aiutare le persone che ne soffrono a sentire il valore della propria vita, ma anche e allo stesso tempo trasformare particolari condizioni della società.
Per concludere, nel Gosho Il prolungamento della vita il Daishonin desidera che i suoi seguaci si risveglino alla sacralità della loro vita, al suo infinito valore: questo è valido per tutti, anche per le persone che hanno problemi psichici ed emotivi.

Nella lezione su questo Gosho, Sensei ci incoraggia a vincere l'ostacolo della malattia, ma a volte una persona con una malattia incurabile muore giovane. In questo caso qual è il significato di "vittoria"?

Vincere il demone della malattia e curare la malattia non sono la stessa cosa.
Ci può essere un caso estremo, di qualcuno che ha una malattia incurabile e non è in grado di guarire. Si deve dedurre che quella persona è stata sconfitta?
Si è sconfitti solo se c'è l'atteggiamento di essere sconfitti, non se alla fine sopraggiunge la morte. Se affrontando la malattia non si viene sconfitti nell'atteggiamento, allora si può dire di avere vinto profondamente. Il cuore e la mente sono rimasti saldi, determinati? Questo è ciò che intende il presidente Ikeda con "vincere".
La lunghezza della vita di per sé non è importante, è importante la sua qualità. Che motivo c'è di vivere una vita lunga se non le diamo valore?
Noi abbiamo la tendenza a pensare che la malattia e la morte siano cose brutte, perché non sappiamo cosa succede dopo questa esistenza. Sensei ci chiede di cambiare punto di vista, perciò parla di "gioia nella vita e gioia nella morte". L'importante è come abbiamo vissuto, non per quanto tempo; non è una questione di lunghezza, ma di qualità. Ikeda ci incoraggia a vivere lunghe vite per dimostrare il potere di questa pratica, ma non dice affatto che una morte prematura sia un fallimento.
Egli ha detto che per assaporare l'eternità della vita è necessario accumulare i tesori del cuore, gli unici che non possono essere distrutti. Chi mantiene una fede forte e continua ad accumulare i tesori del cuore, anche nel caso di una morte prematura non sarà sconfitto. Per questo sperimenterà gioia nella vita e gioia nella morte.

È possibile che le nostre preghiere contribuiscano alla trasformazione del karma di una persona malata, molto vicina a noi, che non pratica?

Il karma è individuale, quindi ognuno può solo cambiare il proprio karma.
D'altra parte, per il Buddismo gli individui non esistono separati: viviamo in una famiglia, in una comunità, in un paese con cui condividiamo un karma. E proprio perché non siamo separati, la trasformazione del nostro karma comporta una trasformazione del karma della famiglia, della comunità, del paese: questo è il principio di rissho ankoku.
A proposito delle persone affette da malattie mentali si è parlato dell'influenza che il nostro comportamento può avere su di loro; analogamente, se siamo in stretto contatto con una persona che non pratica, non possiamo escludere che questa non sia toccata e influenzata dal nostro modo di vivere.
Se la nostra influenza sulla sua vita è molto forte possiamo anche arrivare a cambiare il karma di quella persona.
Quali sono le condizioni che ci rendono capaci di farlo? Aver già accumulato grandi benefici attraverso fede, pratica e studio, e aver stabilito una condizione vitale tale da poter dire: «Finché starai accanto a me, mano nella mano, la rivoluzione della mia vita includerà anche te e avrà un impatto anche sulla tua vita». Si deve veramente avere a cuore quella persona, il desiderio che guarisca deve essere veramente sincero.
Inoltre, la persona che non pratica deve avere il desiderio di vivere, ammirare la persona che pratica e il suo comportamento: se ha questo atteggiamento, la sua vita viene toccata da Nam-myoho-renge-kyo anche se non ne è consapevole. L'opportunità decisiva per trasformare la sua vita è al momento della morte. In quel momento è come se nella profondità della sua vita avesse recitato Daimoku.
Quindi, alla domanda se sia facile cambiare il karma di un'altra persona, la risposta è no, altrimenti è come se fossimo dei guaritori.
Ai tempi di Nichiren Daishonin, i preti delle altre scuole pregavano dietro richiesta, erano diventati "professionisti" della preghiera. Questo è proprio quello che Nichiren volle cambiare e noi non possiamo prendere questa strada.
Ma se si porta avanti una lotta convinta per aiutare una persona malata, allora la sua vita ne sarà certamente influenzata.

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Domande

La scelta del tempo

Nel trattato La Scelta del tempo Nichiren definisce «Jikaku, Annen e Eshin della scuola Tendai come i tre vermi che divorarono il corpo del leone del Sutra del Loto e del Gran Maestro Dengyo!» (RSND, 1, 519). Dal punto di vista dello studio, cosa dobbiamo approfondire per proteggere la Soka Gakkai dalle forze che vogliono distruggerla dall'interno?

Per rispondere a questa domanda bisogna esaminare qual è l'elemento essenziale di una religione. La specificità della SGI è di essere una religione della trasformazione, un insegnamento imperniato sul cambiamento. Questo fu proprio ciò che Shakyamuni trasmise nell'India nel suo tempo, affermando che gli esseri umani potevano superare le proprie sofferenze e il male della società: questa era l'essenza del Buddismo di Shakyamuni, un insegnamento di riforma e di cambiamento che lo rendeva completamente diverso dalle altre religioni dell'epoca.
Ma con il passare del tempo e con la sua diffusione si formarono varie scuole e si perse lo spirito iniziale. Già nel corso dei primi cento anni dopo la morte del Budda, nonostante ci fossero molti discepoli e praticanti che conducevano ricerche e studi sulle dottrine buddiste, lo spirito e l'intenzione di Shakyamuni cominciarono progressivamente a perdersi e vi furono scismi, scissioni, divisioni.
Due cose soprattutto andarono perdute: la Legge e lo scopo.
Si perse la Legge fondamentale che Shakyamuni per primo aveva insegnato e propagato, e si perse l'obiettivo fondamentale della religione, di ogni religione: sollevare le persone dalle sofferenze e renderle felici.
La Legge è qualcosa che deve essere vivo e incarnato nella vita della gente, non c'è Legge se non c'è unicità tra la Legge e la persona. Il Buddismo è la religione della trasformazione: se non c'è rivoluzione umana, se non c'è autoriforma, vuol dire che si è perso lo spirito originale.
Dopo due o tre secoli dalla morte di Shakyamuni nacque il Buddismo mahayana e le persone si riunirono per rivitalizzare lo spirito e l'intento del fondatore. Ma con il trascorrere del tempo anche il Mahayana arrivò a uno stallo, e l'insegnamento del Sutra del Loto fu assorbito dalle religioni preesistenti. In seguito il Buddismo passò dalla Cina al Giappone, fu sottoposto a varie modifiche e processi, e lo spirito originale si perse di nuovo. Fu quella l'epoca in cui nacque Nichiren Daishonin.
In quel periodo l'allontanamento dall'intento originario del Budda aveva raggiunto il massimo livello: il Buddismo era diventato simile a una religione di stato, completamente distaccata dalla gente.
Nichiren voleva far rinascere il Sutra del Loto, l'insegnamento che per lui esprimeva al meglio lo spirito del Buddismo mahayana. Ribadì che c'è una Legge che permette a tutte le persone di diventare felici, di diventare dei Budda, la Legge che Shakyamuni aveva insegnato. Nichiren cercò di rivitalizzare quella Legge affinché tutti potessero raggiungere l'Illuminazione.
Considerò preziosa l'opera di Dengyo il quale, facendo suo l'intento del Budda quattrocento anni prima, aveva fondato in Giappone la scuola Tendai imperniata sul Sutra del Loto.
Allora perché Nichiren in questo Gosho fa riferimento a tre preti della scuola Tendai in modo così negativo? Perché dopo la morte del loro maestro ne avevano distorto l'insegnamento, e oramai la scuola Tendai non era più basata sul Sutra del Loto.
Nichiren li definisce «i tre vermi che divorarono il corpo del leone del Sutra del Loto e del Gran Maestro Dengyo» perché dall'interno della stessa scuola trasformarono completamente la religione Tendai basata sul Sutra del Loto disgregandola in tante scuole minori basate su diversi insegnamenti, dimenticandosi completamente dello spirito originale del Buddismo.
Il Daishonin, per riportare il Buddismo alla sua vocazione di religione della trasformazione, chiarisce che esiste la Legge di Myoho-renge-kyo, la Legge che permette a tutti di diventare felici e di ottenere l'Illuminazione, e dichiara che questa Legge fondamentale deve essere alla base della nostra vita: per questo motivo iscrisse il Gohonzon, la concretizzazione della Legge mistica.
Ma anche lo scopo per cui Nichiren ha iscritto il Gohonzon (far diventare felici le persone, cioè realizzare kosen-rufu) si è perso nel tempo.
Dopo la sua morte, sotto la guida di Nikko Shonin e di alcuni altri discepoli lo spirito del Daishonin si mantenne vivo; ma con il passare degli anni e l'affermarsi di altre religioni, anche il Buddismo della Nichiren Shoshu divenne meramente rituale. I preti venivano a contatto con la gente solo in occasione dei funerali, e anche il Gohonzon diventò uno strumento per mantenere l'autorità del clero e sottomettere le persone. L'oggetto di culto fu nascosto nel tempio, i preti divennero i ministri dell'oggetto di culto attraverso il quale manifestavano il loro potere. Questa concezione del ruolo dell'oggetto di culto entrò a far parte anche della mentalità dei credenti, che avevano assorbito l'idea della supremazia dei preti che conservavano il Gohonzon. La forma estrema di questo tipo di pensiero fu la devozione e sottomissione al patriarca: il Gohonzon non aveva alcun potere se non si seguiva ciò che diceva il patriarca, l'unico che aveva il potere di concedere i benefici.
Il Buddismo di Nichiren non era più una religione di autoriforma che trasmetteva la Legge e esisteva per la gente, ma era basata sul potere assoluto del patriarca e sull'autorità dei preti.
Quando giunse il tempo di realizzare un cambiamento nacque la Soka Gakkai. In quel periodo Tsunesaburo Makiguchi affermò coraggiosamente che l'insegnamento di Nichiren consente alle persone la trasformazione della vita quotidiana e che il Gohonzon è al centro di questa pratica; fondò un'organizzazione laica, affiliata ma separata dalla Nichiren Shoshu, e dichiarò che il Gohonzon era al centro della pratica della Soka Gakkai, per il bene della gente.
Josei Toda, quando divenne presidente, sottolineò che la missione dei Bodhisattva della Terra è realizzare kosen-rufu, e che i membri della Soka Gakkai, attraverso la loro rivoluzione umana, devono risvegliarsi a questa missione, la più importante come credenti del Buddismo di Nichiren.
Daisaku Ikeda ha spiegato che per realizzare kosen-rufu gli individui devono fare la loro rivoluzione umana, una lotta interiore che permette di elevare la propria condizione vitale, e che solo così facendo possono trasformare il destino dell'umanità: per questo ha chiamato il Buddismo di Nichiren Daishonin "religione dell'umanesimo".
Grazie alle lotte dei tre presidenti della Soka Gakkai noi ora sappiamo che non dobbiamo mai dimenticare la Legge e le persone, questa è la cosa più importante. Attraverso questo spirito si eredita e si trasmette correttamente la Legge: questa è la non dualità di maestro e discepolo. Che tipo di comprensione della vita il nostro maestro ci trasmette? Egli non ha mai cessato di lottare per realizzare kosen-rufu e ha posto sempre l'attenzione sulla Legge e sulla felicità delle persone.

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La trasformazione del tempo

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