Cos’è la saggezza del Budda?
È la saggezza suprema, di cui gli esseri umani sono potenzialmente dotati, che li rende capaci di cogliere il “vero aspetto di tutti i fenomeni” (shoho jisso) ovvero di comprendere la vita cosmica che include il sé e tutto ciò che esiste nell’universo.
Difficile da comprendere e difficile da varcare
Nella parte introduttiva del capitolo Espedienti del Sutra del Loto – che si legge tutti i giorni in Gongyo – Shakyamuni afferma che la saggezza alla quale tutti i Budda si illuminano è «infinitamente profonda e incommensurabile» (SDLPE, 65). «L’accesso a questa saggezza è difficile da comprendere e difficile da varcare», aggiunge, ed è una saggezza che va ben oltre le facoltà anche dei discepoli più capaci.
Allo stesso tempo dichiara che lo scopo del suo avvento è renderla accessibile, proclamando che tutti gli esseri viventi, grazie alla loro natura di Budda, possono percepirla.
La suprema saggezza di Nam-myoho-renge-kyo
Nichiren Daishonin ha sintetizzato questa saggezza espressa nel Sutra del Loto in Nam-myoho-renge-kyo, la Legge eterna e immutabile dell’inseparabilità di vita e morte insita in tutti i fenomeni. E nel Gohonzon ha rappresentato l’identità della Legge mistica con la vita illuminata e con tutte le manifestazioni descritte nei dieci mondi.1
Grazie alla recitazione del Daimoku è possibile entrare in contatto diretto con il mondo di Buddità, lo stato vitale in cui operano la saggezza e la compassione che, insieme al coraggio e alla forza vitale, permettono di sconfiggere l’oscurità e illuminare le scelte e le azioni richieste dalle circostanze mutevoli.
La porta della fede
Scrive il Daishonin: «E poiché la nostra saggezza è inadeguata, egli insegna a sostituire la saggezza con la fede facendo di quest’unica parola “fede” la base di tutto. […] La fede è la causa della saggezza» (Sui quattro stadi della fede e i cinque stadi della pratica, RSND, 1, 697).
C’è una grande differenza tra la saggezza e la conoscenza.
Se quest’ultima si limita alle facoltà razionali della mente umana o alla propria singola esperienza, la prima è la capacità di comprendere il profondo dinamismo della vita e della morte e di capire quali azioni creano valore e quali causano sofferenza.
Nichiren sottolinea che per accedere alla saggezza del Budda occorre aprire la porta della fede: «La porta è la mente che crede» (La raccolta degli insegnamenti orali, BS, 110). Sostituendo la saggezza, difficile da afferrare, con la fede si accede alla più profonda percezione della vita e delle sue manifestazioni. Fede – diceva Josei Toda – è credere che il Gohonzon custodito nel nostro altare sia la nostra vita.
Il Budda è la vita
Josei Toda, nel periodo trascorso in carcere, accompagnato dalla recitazione del Daimoku lesse e rilesse il Sutra del Loto per arrivare a percepire cosa si intendesse per “vero aspetto di tutti i fenomeni” e cosa fosse il Budda. D’un tratto comprese che “il Budda è la vita stessa”, quella vita immensa e inafferrabile di cui tutti gli esseri nell’universo sono dotati.
Il Budda non è un’entità esterna alla vita, ma è l’entità originaria intrinseca a tutte le vite dell’universo. I fenomeni, in costante mutamento, sono come le onde; il vero aspetto come il mare che le produce.
La saggezza per trasformare il presente
«Basandoci sulla pratica quotidiana purifichiamo ogni giorno la nostra vita, ne ricaviamo saggezza e coraggio per vivere nella società. […] Credendo in questa Legge mistica e recitando Gongyo e Daimoku acquisiamo saggezza ed energia per affrontare la realtà e superare i problemi: ripartiamo ogni giorno dall’origine della vita con rinnovato vigore» (SSDL, 1, 22). Lo scopo della pratica è allora coltivare la suprema saggezza del Budda che emerge dalla compassione per realizzare una felicità autentica per sé e per gli altri. La diffusione della Legge mistica, come base di riferimento di tutte le attività umane, è il solo mezzo per avvicinare la comunità umana alla saggezza fondamentale de “il vero aspetto di tutti i fenomeni” e progredire verso una convivenza pacifica.
Non è prerogativa speciale di esseri speciali.
Ce l’abbiamo tutte e tutti.
È quella limpida forma di saggezza capace di sentire la vita nella sua massima espressione. Capace di comprendere il significato profondo di tutto quello che ci accade.
Non ha nulla a che fare con le doti dell’intelletto, con l’acume della ragione. Non si nutre della conoscenza che si trova nei libri. Non abita lì.
Sta nella fede.
Il vero aspetto di tutti fenomeni è la realtà vista da un Budda.
Che sa. Semplicemente sa. Conosce la Legge mistica di causa ed effetto e crede nel potere della trasformazione del presente.
È diversa dalla realtà che si vede presi nel vortice degli eventi della vita quotidiana e delle proprie tendenze. Ecco perché ci si deve continuamente sforzare di andare al di là della realtà fenomenica. Quando recito Daimoku riesco a farlo. Ogni cosa che mi accade diventa un’opportunità preziosa e irripetibile. Ogni espressione del mio karma, anche la più difficile e faticosa, ha in sé il germoglio della trasformazione.
Quando recito Daimoku questa saggezza emerge. Posso percepire la potenza del “vero aspetto” di tutti i fenomeni, percepire con ogni cellula di me che «la vita è una forza dinamica; è saggezza e compassione, è inseparabilità di nascita e morte, è una legge universale. Il cosmo, per grande che sia, può essere contenuto in una particella elementare; una particella elementare non è mai tanto piccola da non poterlo contenere. La vita trascende le parole e il pensiero; può essere definita solo come Legge mistica. È una dimensione imperscrutabile» (SSDL, 1, 168).
Abbracciare la fede nel Gohonzon, e coltivarla giorno dopo giorno, istante dopo istante, rende ogni fenomeno, la nascita e la morte, ma anche la sofferenza e la gioia, ogni retribuzione positiva o negativa, manifestazione della Legge mistica ed espediente per testimoniarne l’esistenza. Il maestro Josei Toda lo ha espresso così: «Sia gli effetti negativi sia i benefici sono espedienti».
La nostra vita sta tutta nell’istante presente. Ora.
La saggezza del Budda serve per trasformare il presente.
Senza scappare dalle responsabilità, dalle sofferenze, e neppure dalla gioia. Non dobbiamo astrarci dalla realtà, qualunque essa sia e qualunque aspetto ci stia mostrando.
Qui. «Non è che si lasci il luogo in cui ci si trova – scrive il Daishonin – per andare da qualche altra parte» (La raccolta degli insegnamenti orali, BS, 123).
«Quando avrete assoluta fiducia in questa verità – scrive il presidente Ikeda – sarete colmi di speranza. Ogni persona ed esperienza che incontrerete diventerà un tesoro unico e prezioso» (SSDL, 1, 187).
Perché la saggezza del Budda non si limita a voler comprendere la realtà, ma vuole abbracciarla nel profondo e trasformarla.
La conoscenza serve per sapere.
La saggezza del Budda per essere felici.
E queste due cose sono molto diverse tra loro. La conoscenza ha un orizzonte stretto, abbraccia solo quel che è ragionevolmente possibile. La saggezza di cui parla il Buddismo ha braccia ben più larghe e sguardo capace di vedere l’invisibile: la meraviglia del funzionamento della vita.
Bibliografia
Il dizionario del Buddismo, Esperia.
D. Ikeda, La saggezza del Sutra del Loto, Esperia, vol. 1.
D. Ikeda, I capitoli Hoben e Juryo, Esperia.
È la saggezza suprema, di cui gli esseri umani sono potenzialmente dotati, che li rende capaci di cogliere il “vero aspetto di tutti i fenomeni” (shoho jisso) ovvero di comprendere la vita cosmica che include il sé e tutto ciò che esiste nell’universo.
Difficile da comprendere e difficile da varcare
Nella parte introduttiva del capitolo Espedienti del Sutra del Loto – che si legge tutti i giorni in Gongyo – Shakyamuni afferma che la saggezza alla quale tutti i Budda si illuminano è «infinitamente profonda e incommensurabile» (SDLPE, 65). «L’accesso a questa saggezza è difficile da comprendere e difficile da varcare», aggiunge, ed è una saggezza che va ben oltre le facoltà anche dei discepoli più capaci.
Allo stesso tempo dichiara che lo scopo del suo avvento è renderla accessibile, proclamando che tutti gli esseri viventi, grazie alla loro natura di Budda, possono percepirla.
La suprema saggezza di Nam-myoho-renge-kyo
Nichiren Daishonin ha sintetizzato questa saggezza espressa nel Sutra del Loto in Nam-myoho-renge-kyo, la Legge eterna e immutabile dell’inseparabilità di vita e morte insita in tutti i fenomeni. E nel Gohonzon ha rappresentato l’identità della Legge mistica con la vita illuminata e con tutte le manifestazioni descritte nei dieci mondi.1
Grazie alla recitazione del Daimoku è possibile entrare in contatto diretto con il mondo di Buddità, lo stato vitale in cui operano la saggezza e la compassione che, insieme al coraggio e alla forza vitale, permettono di sconfiggere l’oscurità e illuminare le scelte e le azioni richieste dalle circostanze mutevoli.
La porta della fede
Scrive il Daishonin: «E poiché la nostra saggezza è inadeguata, egli insegna a sostituire la saggezza con la fede facendo di quest’unica parola “fede” la base di tutto. […] La fede è la causa della saggezza» (Sui quattro stadi della fede e i cinque stadi della pratica, RSND, 1, 697).
C’è una grande differenza tra la saggezza e la conoscenza.
Se quest’ultima si limita alle facoltà razionali della mente umana o alla propria singola esperienza, la prima è la capacità di comprendere il profondo dinamismo della vita e della morte e di capire quali azioni creano valore e quali causano sofferenza.
Nichiren sottolinea che per accedere alla saggezza del Budda occorre aprire la porta della fede: «La porta è la mente che crede» (La raccolta degli insegnamenti orali, BS, 110). Sostituendo la saggezza, difficile da afferrare, con la fede si accede alla più profonda percezione della vita e delle sue manifestazioni. Fede – diceva Josei Toda – è credere che il Gohonzon custodito nel nostro altare sia la nostra vita.
Il Budda è la vita
Josei Toda, nel periodo trascorso in carcere, accompagnato dalla recitazione del Daimoku lesse e rilesse il Sutra del Loto per arrivare a percepire cosa si intendesse per “vero aspetto di tutti i fenomeni” e cosa fosse il Budda. D’un tratto comprese che “il Budda è la vita stessa”, quella vita immensa e inafferrabile di cui tutti gli esseri nell’universo sono dotati.
Il Budda non è un’entità esterna alla vita, ma è l’entità originaria intrinseca a tutte le vite dell’universo. I fenomeni, in costante mutamento, sono come le onde; il vero aspetto come il mare che le produce.
La saggezza per trasformare il presente
«Basandoci sulla pratica quotidiana purifichiamo ogni giorno la nostra vita, ne ricaviamo saggezza e coraggio per vivere nella società. […] Credendo in questa Legge mistica e recitando Gongyo e Daimoku acquisiamo saggezza ed energia per affrontare la realtà e superare i problemi: ripartiamo ogni giorno dall’origine della vita con rinnovato vigore» (SSDL, 1, 22). Lo scopo della pratica è allora coltivare la suprema saggezza del Budda che emerge dalla compassione per realizzare una felicità autentica per sé e per gli altri. La diffusione della Legge mistica, come base di riferimento di tutte le attività umane, è il solo mezzo per avvicinare la comunità umana alla saggezza fondamentale de “il vero aspetto di tutti i fenomeni” e progredire verso una convivenza pacifica.
Vedere l'invisibile
Non è prerogativa speciale di esseri speciali.
Ce l’abbiamo tutte e tutti.
È quella limpida forma di saggezza capace di sentire la vita nella sua massima espressione. Capace di comprendere il significato profondo di tutto quello che ci accade.
Non ha nulla a che fare con le doti dell’intelletto, con l’acume della ragione. Non si nutre della conoscenza che si trova nei libri. Non abita lì.
Sta nella fede.
Il vero aspetto di tutti fenomeni è la realtà vista da un Budda.
Che sa. Semplicemente sa. Conosce la Legge mistica di causa ed effetto e crede nel potere della trasformazione del presente.
È diversa dalla realtà che si vede presi nel vortice degli eventi della vita quotidiana e delle proprie tendenze. Ecco perché ci si deve continuamente sforzare di andare al di là della realtà fenomenica. Quando recito Daimoku riesco a farlo. Ogni cosa che mi accade diventa un’opportunità preziosa e irripetibile. Ogni espressione del mio karma, anche la più difficile e faticosa, ha in sé il germoglio della trasformazione.
Quando recito Daimoku questa saggezza emerge. Posso percepire la potenza del “vero aspetto” di tutti i fenomeni, percepire con ogni cellula di me che «la vita è una forza dinamica; è saggezza e compassione, è inseparabilità di nascita e morte, è una legge universale. Il cosmo, per grande che sia, può essere contenuto in una particella elementare; una particella elementare non è mai tanto piccola da non poterlo contenere. La vita trascende le parole e il pensiero; può essere definita solo come Legge mistica. È una dimensione imperscrutabile» (SSDL, 1, 168).
Abbracciare la fede nel Gohonzon, e coltivarla giorno dopo giorno, istante dopo istante, rende ogni fenomeno, la nascita e la morte, ma anche la sofferenza e la gioia, ogni retribuzione positiva o negativa, manifestazione della Legge mistica ed espediente per testimoniarne l’esistenza. Il maestro Josei Toda lo ha espresso così: «Sia gli effetti negativi sia i benefici sono espedienti».
La nostra vita sta tutta nell’istante presente. Ora.
La saggezza del Budda serve per trasformare il presente.
Senza scappare dalle responsabilità, dalle sofferenze, e neppure dalla gioia. Non dobbiamo astrarci dalla realtà, qualunque essa sia e qualunque aspetto ci stia mostrando.
Qui. «Non è che si lasci il luogo in cui ci si trova – scrive il Daishonin – per andare da qualche altra parte» (La raccolta degli insegnamenti orali, BS, 123).
«Quando avrete assoluta fiducia in questa verità – scrive il presidente Ikeda – sarete colmi di speranza. Ogni persona ed esperienza che incontrerete diventerà un tesoro unico e prezioso» (SSDL, 1, 187).
Perché la saggezza del Budda non si limita a voler comprendere la realtà, ma vuole abbracciarla nel profondo e trasformarla.
La conoscenza serve per sapere.
La saggezza del Budda per essere felici.
E queste due cose sono molto diverse tra loro. La conoscenza ha un orizzonte stretto, abbraccia solo quel che è ragionevolmente possibile. La saggezza di cui parla il Buddismo ha braccia ben più larghe e sguardo capace di vedere l’invisibile: la meraviglia del funzionamento della vita.
Bibliografia
Il dizionario del Buddismo, Esperia.
D. Ikeda, La saggezza del Sutra del Loto, Esperia, vol. 1.
D. Ikeda, I capitoli Hoben e Juryo, Esperia.