BS 180 / 1 gennaio 2017
Mai vinta dalle avversità
Arcobaleni di speranza
Da piccola Helen Keller non vedeva, non sentiva e non parlava. Eppure, nonostante tutte queste disabilità, è stata una donna che ha vissuto una vita serena e positiva.Nata negli Stati Uniti nel giugno del 1880, a diciannove mesi, in inverno, contrasse improvvisamente una forte febbre che durò diversi giorni. Sperando in una pronta guarigione i suoi genitori cercarono di fornirle le migliori cure esistenti all'epoca. Le loro preghiere ebbero risposta e la febbre cominciò finalmente a scendere.Tuttavia, quando suo padre e sua madre le parlavano, lei non rispondeva: la malattia l'aveva privata della vista e dell'udito e, inoltre, le aveva fatto dimenticare come usare la voce.

Questa serie di incoraggiamenti del presidente della Soka Gakkai Internazionale Daisaku Ikeda, dal titolo Arcobaleni di speranza, è rivolta ai bambini e alle bambine delle scuole elementari
Helen Keller, scrittrice e attivista
Mi congratulo con tutti voi che [a marzo] avete ricevuto il diploma di scuola primaria.1 In questi sei anni il vostro impegno è stato grande e per questo desidero unirmi alle vostre famiglie per applaudire la vostra meravigliosa crescita. Vi prego di non dimenticare di ringraziare gli insegnanti per il loro sostegno e aiuto.
Ricordo ancora vivamente i miei maestri della scuola elementare, grazie ai quali scoprii la vastità del mondo e la gioia di imparare. Mi insegnarono l'importanza di avere un sogno e il valore della sincerità e dell'impegno.
Oggi parleremo di Helen Keller (1880-1968), famosa scrittrice e attivista in campo sociale, e del suo incontro con Anne Sullivan (1866-1936), la sua grande maestra che seppe incoraggiarla aiutandola a sviluppare le sue potenzialità.
Ora, per favore, copritevi gli occhi con le mani. Immagino che non riusciate a vedere nulla. Adesso, sempre con le mani, tappatevi le orecchie per non percepire alcun rumore. Infine, provate a chiedere qualcosa a uno dei vostri genitori, ma senza parlare. Vi siete fatti capire? Credo sia stato abbastanza difficile, o no?
Da piccola Helen Keller non vedeva, non sentiva e non parlava. Eppure, nonostante tutte queste disabilità, è stata una donna che ha vissuto una vita serena e positiva.
Nata negli Stati Uniti nel giugno del 1880, a diciannove mesi, in inverno, contrasse improvvisamente una forte febbre che durò diversi giorni. Sperando in una pronta guarigione i suoi genitori cercarono di fornirle le migliori cure esistenti all'epoca. Le loro preghiere ebbero risposta e la febbre cominciò finalmente a scendere.
Tuttavia, quando suo padre e sua madre le parlavano, lei non rispondeva: la malattia l'aveva privata della vista e dell'udito e, inoltre, le aveva fatto dimenticare come usare la voce.
A poco a poco imparò a comunicare i suoi sentimenti a gesti, come ad esempio a dire "no" scuotendo la testa. Tuttavia, quando chi le stava attorno non riusciva a capirla o quando qualcosa la turbava, Helen si metteva a piangere e a urlare scaricando la sua frustrazione sugli altri.
I suoi genitori, che avrebbero fatto qualunque cosa per il suo bene, conobbero una giovane donna di nome Anne Sullivan che si era appena diplomata a pieni voti.
Anne proveniva da una famiglia molto povera. Dopo aver perso la madre quando aveva otto anni, viveva con il fratello più piccolo e il padre, disoccupato e alcolista. Anne combatteva contro la sua cecità, in una lotta che in seguito si sarebbe conclusa con un'operazione che le avrebbe restituito parzialmente la vista.
Chi vive senza lasciarsi abbattere dalle difficoltà può capire la sofferenza e la tristezza altrui, sviluppando gentilezza e compassione.
All'età di sette anni Helen venne affidata ad Anne Sullivan, che con grande pazienza seppe conquistare la fiducia della bambina, credendo in lei e occupandosi con pazienza della sua educazione.
Grazie ad Anne, Helen imparò l'alfabeto manuale, che le consentiva di comunicare usando le dita delle mani. Anne le afferrava le mani e le insegnava l'alfabeto facendo assumere alle sue dita le specifiche configurazioni corrispondenti alle lettere dell'alfabeto.
All'inizio, nonostante gli innumerevoli tentativi della maestra, Helen non riusciva a comprendere che ogni cosa avesse un nome. Per esempio, non sapeva distinguere un bicchiere dall'acqua contenuta in esso. Un giorno Anne si mise a pompare dell'acqua dal pozzo del giardino mentre Helen con una mano reggeva un bicchiere per raccoglierla. L'acqua traboccò dal bicchiere e le bagnò la mano. Allora Anne afferrò l'altra mano di Helen e la usò per comporre la parola "acqua" più e più volte di seguito. All'improvviso Helen riuscì a fare il collegamento: capì che il liquido fresco che scorreva sull'altra mano aveva un nome e si chiamava "acqua".
Successivamente la bambina comprese il significato di diverse parole, come "papà", "mamma", "sorella" e "maestra" e ne imparò velocemente molte altre, iniziando a vedere e a sentire con la mente. A poco a poco la luce dell'apprendimento le illuminava il cuore.
Helen comunicava tramite l'alfabeto manuale mettendo le mani sul palmo della maestra. In seguito, dopo avere imparato a leggere il braille (un sistema di scrittura formato da punti in rilievo che si leggono scorrendo i polpastrelli delle dita sul foglio), iniziò a leggere libri. Il suo impegno instancabile la mise in grado di scrivere frasi e di usare la voce per parlare. Piena di gioia di imparare, fece grandissimi progressi. La maestra Anne Sullivan era costantemente al suo fianco.
Il grande sogno di Helen era frequentare l'università. Sognava di andare ad Harvard, una delle università più prestigiose d'America, in cui ho avuto occasione di tenere due conferenze. Ma presto abbandonò il suo sogno, scoraggiata dagli amici. Tuttavia in un secondo momento lei e Anne decisero di unire gli sforzi, come maestra e discepola, nell'obiettivo di superare l'esame di ammissione.
Nel frattempo il padre di Helen, da lei molto amato, morì rendendola profondamente triste. Tuttavia, grazie al sostegno di molte persone, Helen riuscì ad accedere al Radcliffe College, la sezione femminile dell'università di Harvard, dove studiò diligentemente e si laureò a pieni voti.
Helen poi si dedicò ad aiutare le persone affette da cecità e sordità a condurre una vita felice. Viaggiò per tutto il mondo esponendo le proprie idee a favore della pace e incoraggiando gli altri. Visitò il Giappone ben tre volte, la prima volta un'ottantina di anni fa, nell'aprile del 1937, quando gli alberi di ciliegio erano in fiore. Rivolgendosi a un pubblico di giapponesi, disse loro che il sorriso diventava più bello e luminoso nel prestare aiuto alle persone in difficoltà.
Una delle sue lettere fa parte degli oggetti in esposizione presso le mostre realizzate dalla Soka Gakkai I diritti umani nel ventunesimo secolo: valorizzare ogni individuo (2005) e Libri: patrimonio dell'umanità (2006), e costituisce una grande fonte di ispirazione per molti visitatori. In questa lettera c'è scritto: «Se si è in grado di godere del sole, dei fiori e della musica in un luogo in cui non c'è nulla oltre al buio e al silenzio, allora si sta sperimentando l'esistenza del Senso Mistico».2
Anne Sullivan fu la persona che seppe far scaturire dal cuore di Helen la sua forza spirituale. Tutto il mondo acclamava il rapporto insegnante-studente che si era instaurato tra Helen Keller e Anne Sullivan.
Il 15 giugno del 1932 l'Università di Glasgow conferì la laurea honoris causa a Helen Keller offrendo parole di lode sia a lei sia alla sua insegnante.
Per inciso, esattamente sessantadue anni dopo, questa stessa università mi ha proclamato dottore honoris causa rendendo omaggio al rapporto instauratosi tra me e il mio maestro, il secondo presidente della Soka Gakkai Josei Toda.
Riflettendo sulla sua relazione con Anne Sullivan, Helen espresse con queste parole il suo grande apprezzamento: «Non riesco a immaginare nessun altro al posto suo».3
Nemmeno io riesco a immaginare un'altra persona al posto di Josei Toda nella mia vita. Il fatto di avere avuto lui come maestro mi ha reso quello che sono oggi. Mi ha dato la possibilità di vivere una vita incredibile, mi ha messo in grado di impegnarmi a favore della pace mondiale e di incontrare persone in tutto il globo con le quali ho stretto rapporti di amicizia.
Ma ho anche avuto la fortuna di incontrare tutti voi, alunni delle scuole elementari. Proprio come considero l'incontro con Toda un tesoro inestimabile, allo stesso modo considero tutti voi dei grandi tesori non solo per la mia vita, ma anche per il futuro dell'umanità.
Pubblicato su Boys and Girls Hope News, mensile della Soka Gakkai dedicato ai bambini e alle bambine delle scuole elementari, del 1 marzo 2015
(Traduzione di Lisa Michieletto)