dal corso estivo europeo di studio dal corso estivo europeo di studio Il vero aspetto di tutti i fenomeni è la visione della realtà attraverso la saggezza del Budda, libera dall'influenza dell'oscurità fondamentale. Nichiren Daishonin dichiara che il vero aspetto di tutti i fenomeni è Myoho-renge-kyo. Manifestare la Buddità significa percepire che la propria vita e quella degli altri, così come ogni altra entità presente nell'universo, è il vero aspetto di tutti i fenomeni, la Legge meravigliosa di Myoho-renge-kyo. Diffondere il Buddismo significa condividere con gli altri questa visione di sé e del mondo. Nelle pagine seguenti presentiamo una lunga spiegazione dello scritto di Nichiren Daishonin Il vero aspetto di tutti i fenomeni. Si tratta di un ampio resoconto, rielaborato a cura della redazione, della lezione tenuta durante il Corso estivo europeo di studio dal responsabile del Dipartimento di studio della Soka Gakkai Internazionale Katsuji Saito. In alcuni passi il testo può risultare difficile, perché dà per acquisiti molti concetti delle dottrine buddiste. Suggeriamo una lettura di ampio respiro, che non si fermi necessariamente alla comprensione intellettuale di ogni singolo passaggio, per cogliere il senso di pienezza, di globalità e di universalità che lo scritto del Daishonin e la sua spiegazione vogliono trasmettere. LA REALTÀ CON GLI OCCHI DEL BUDDA In questo Gosho Nichiren Daishonin parla dell'Illuminazione come risveglio al vero aspetto di tutti i fenomeni, un concetto molto familiare al destinatario della lettera, il monaco Sairen-bo della scuola Tendai. Poiché è difficile esprimere a parole l'ottenimento della Buddità, egli cerca di darne una spiegazione in base alle conoscenze del suo interlocutore. Illustra poi la pratica della recitazione di Nam-myoho-renge-kyo per sé e per gli altri e l'iscrizione del Gohonzon, convinto che solo così si possano condurre all'Illuminazione - la felicità assoluta - tutte le persone che vivono nell'Ultimo giorno della Legge. Come dichiara il capitolo Espedienti del Sutra del Loto, il vero aspetto di tutti i fenomeni (in giapponese shoho jisso) è così difficile da cogliere che può essere compreso solo dai Budda. Il Sutra del Loto deve essere propagato proprio per condividere il vero aspetto di tutti i fenomeni con il maggior numero possibile di persone affinché possano ottenere l'Illuminazione e realizzare la felicità assoluta. Cenni storici Il Daishonin scrisse Il vero aspetto di tutti i fenomeni all'età di cinquantadue anni, nel quinto mese del decimo anno di Bun'ei (1273), mentre si trovava in esilio sull'isola di Sado, e lo indirizzò a Sairen-bo, un monaco della scuola Tendai di Kyoto anch'egli esiliato a Sado, dove divenne discepolo di Nichiren. Si pensa che questa lettera sia la risposta a una domanda che Sairen-bo pose al Daishonin sul significato del concetto di "vero aspetto di tutti i fenomeni" espresso nel capitolo Espedienti del Sutra del Loto, nel brano che fa parte della pratica quotidiana di Gongyo: «Ora basta, Shariputra, altro non dirò, perché la Legge cui si è risvegliato il Budda è la più rara e la più difficile da comprendere. Il vero aspetto di tutti i fenomeni può essere compreso e condiviso solo tra Budda. Questa realtà consiste di [dieci fattori, n.d.r.]: aspetto, natura, entità, potere, azione, causa [interna], relazione, effetto [latente], retribuzione e della loro coerenza dall'inizio alla fine» (SDL, 30). Questo Gosho fu scritto poco dopo la stesura del trattato L'oggetto di culto per l'osservazione della mente, nel quale il Daishonin aveva parlato del Gohonzon come della materializzazione del principio dei tremila regni in un singolo istante di vita (ichinen sanzen), fulcro della dottrina della scuola Tendai. Questo principio, elaborato dallo studioso cinese T'ien-t'ai, si fonda proprio sul concetto di "vero aspetto di tutti i fenomeni" enunciato nel capitolo Espedienti del Sutra del Loto. Si presume che Sairen-bo abbia chiesto al Daishonin chiarimenti circa la relazione tra "vero aspetto di tutti i fenomeni" e "oggetto di culto per l'osservazione della mente". Il contenuto di questo scritto "Il vero aspetto di tutti i fenomeni" è la visione della realtà attraverso la saggezza ultima del Budda, libera dall'influenza di qualsiasi manifestazione dell'oscurità fondamentale, che gli permette di osservare il singolo fenomeno e l'intero universo dal punto di vista dei dieci fattori. Ogni fenomeno nasce, esiste, si perpetua, si trasforma e scompare. In questo continuo cambiamento il Budda riesce ad afferrare la dinamica di causa ed effetto e percepisce la corretta manifestazione della condizione vitale del fenomeno - uno degli stati tra Inferno e Buddità. Inoltre, il Budda ha in sé il potenziale per trasformare quella condizione vitale. Si definisce "vero aspetto di tutti i fenomeni" l'aspetto dell'universo dinamico, immenso, dove tutto si fonde in modo "meraviglioso". Riuscire ad afferrare e percepire - senza lasciarsi influenzare dall'aspetto momentaneo - il vero aspetto che abbraccia tutti gli aspetti di tutti i fenomeni vuol dire "comprendere e condividere" il vero aspetto di tutti i fenomeni. Chi riesce a comprendere ciò, e in particolare che questo vero aspetto è anche quello della propria vita, viene chiamato Budda, mentre chi ne dubita viene chiamato comune mortale. In questo scritto il Daishonin afferma che Myoho-renge-kyo, ciò a cui si è illuminato il Budda, è il "vero aspetto di tutti i fenomeni", e che ogni fenomeno, comprese le persone che vivono nel mondo di Inferno e la terra che abitano, è il vero aspetto di Myoho-renge-kyo. L'essenza della vita delle persone è l'entità sacra di Myoho-renge-kyo. Quando le persone credono nella Legge mistica e la mettono in pratica possono, nessuna esclusa, manifestare la condizione della Buddità. Il Daishonin afferma poi che Myoho-renge-kyo è la grande Legge che i Bodhisattva della Terra dell'Ultimo giorno della Legge sono chiamati a propagare. E fa capire che egli stesso è il Bodhisattva Pratiche Superiori, la guida dei Bodhisattva della Terra, apparso nell'epoca dell'Ultimo giorno per propagare il Daimoku di Nam-myoho-renge-kyo e per manifestare nel Gohonzon il mondo della saggezza del Budda - cioè il vero aspetto di tutti i fenomeni, Myoho-renge-kyo - aprendo così la strada al movimento di kosen-rufu che permette alle persone di diventare consapevoli di essere loro stesse entità di Myoho-renge-kyo. Chiarisce poi a Sairen-bo che i discepoli di Nichiren che avanzano con il suo stesso cuore sono anche loro Bodhisattva della Terra, ed esprime una profonda convinzione: se i suoi discepoli assumono la missione dei Bodhisattva della Terra, ereditano la corrente di propagazione della Legge mistica da lui iniziata e la espandono, senza dubbio comincerà a scorrere il grande fiume di kosen-rufu dove tante persone nel mondo reciteranno Daimoku. E con parole commoventi dichiara che, continuando a propagare la Legge fondamentale di Myoho-renge-kyo nonostante le persecuzioni, si potrà assaporare una felicità inimmaginabile. Infine termina la lettera sottolineando gli elementi fondamentali della pratica dei Bodhisattva della Terra: fede, pratica per sé e per gli altri, studio. In conclusione, in questo Gosho Nichiren dichiara che il "vero aspetto" è la verità assoluta a cui ci si risveglia attraverso la saggezza del Budda e che tale verità assoluta non è altro che Myoho-renge-kyo. Definisce inoltre il suo insegnamento secondo il quale, con la recitazione del Daimoku di fronte al Gohonzon, tutte le persone dell'Ultimo giorno della Legge possono manifestare gli stessi benefici che ottiene il Budda. Non è esagerato affermare che in questo Gosho viene indicata l'ossatura della dottrina e della pratica del Buddismo del Daishonin. Domanda: Nel capitolo Espedienti del primo volume del Sutra del Loto si legge: «Il vero aspetto di tutti i fenomeni può essere compreso e condiviso solo tra Budda. Questa realtà consiste di: aspetto, natura, [...] e della loro coerenza dall'inizio alla fine». Cosa significa questo passo? Risposta: Esso significa che gli esseri viventi e i loro ambienti nei dieci mondi, dall'Inferno, il più basso, alla Buddità, il più elevato, sono tutti, senza eccezioni, manifestazioni di Myoho-renge-kyo. Se esiste un ambiente, deve esserci necessariamente un essere vivente. Un commentario dice: «Sia l'essere vivente sia il suo ambiente manifestano sempre Myoho-renge-kyo». Un altro afferma: «Il vero aspetto si manifesta invariabilmente in tutti i fenomeni e tutti i fenomeni si manifestano invariabilmente nei dieci fattori. I dieci fattori si manifestano invariabilmente nei dieci mondi e i dieci mondi si manifestano invariabilmente in "corpo e terra"» e: «Sia gli esseri sia l'ambiente dell'inferno Avichi esistono interamente nella vita del supremo santo [il Budda] e, ancora più importante, corpo e terra del [Budda] Vairochana non trascendono la vita degli esseri comuni» (RSND, 1, 339). Il vero aspetto di tutti i fenomeni dal punto di vista dei dieci fattori L'espressione "tutti i fenomeni" (giapp. shoho) riguarda qualsiasi forma in cui si manifestano tutti i possibili fenomeni. "Vero aspetto" (giapp. jisso) è l'aspetto reale, in altri termini la "verità". Secondo T'ien-t'ai l'ideogramma di "aspetto", so in giapponese, indica «la verità che non si vede, a cui tutti i Budda si sono risvegliati e che non è possibile distruggere» (Hokke gengi, Significato profondo del Sutra del Loto). Tale verità è molto difficile da comprendere per gli esseri comuni. Nel capitolo Espedienti del Sutra del Loto Shakyamuni dichiara: «Ora basta, Shariputra, altro non dirò, perché la Legge cui si è risvegliato il Budda è la più rara e la più difficile da comprendere. Il vero aspetto di tutti i fenomeni può essere compreso e condiviso solo tra Budda. Questa realtà consiste di: aspetto, natura, entità, potere, azione, causa [interna], relazione, effetto [latente], retribuzione e della loro coerenza dall'inizio alla fine» (SDL, 30). In questo brano vengono enunciati il vero aspetto di tutti i fenomeni e i dieci fattori. L'ideogramma nyoze, che nel testo originale precede ciascuno dei dieci fattori, significa "è proprio così, è in questo modo", e si riferisce a ogni fenomeno (shoho). Il Budda riesce a percepire e comprendere che l'aspetto "è proprio così", la natura "è in questo modo", e così via. Il primo dei dieci fattori, l'aspetto, è quello che appare, mentre il secondo, la natura, è ciò che è intrinseco, la qualità, il potenziale. L'entità consiste di aspetto e natura messi insieme. Poi ci sono il potere, cioè la capacità latente della vita, e l'azione, attivata da tale potere innato. La causa interna è la causa del cambiamento insito in ogni singolo fenomeno; la relazione indica le condizioni interne ed esterne che stimolano il cambiamento; l'effetto latente è l'effetto che si ottiene dal cambiamento e l'effetto manifesto è il risultato finale. Questi quattro fattori messi insieme formano il principio di causa ed effetto simultanei. Qualsiasi vita (tutti i fenomeni) ha in sé un aspetto spirituale e uno materiale, e più in profondità la simultaneità di causa ed effetto, e tutto ciò continua a mutare infinite volte. Così il Budda vede la realtà. L'ultimo fattore, la coerenza dall'inizio alla fine, evidenzia la coerenza tra il primo, l'aspetto, e l'ultimo, l'effetto manifesto: se l'aspetto è nel mondo di Inferno, tutti i fattori manifestano il mondo di Inferno, se l'aspetto è nel mondo di Buddità, tutti gli altri sono nel mondo di Buddità. La coerenza dall'inizio alla fine si può interpretare anche da un altro punto di vista. Il vero aspetto a cui si è risvegliato il Budda è che la vita del Budda (inizio) così come la vita degli esseri dei nove mondi (fine) sono entrambe uguali all'entità della Legge mistica, cioè vi è coerenza. Quindi chiunque si risvegli profondamente al fatto di essere l'entità della Legge mistica diviene Budda. Risvegliarsi o non risvegliarsi al vero aspetto della propria vita è ciò che differenzia il Budda dal comune mortale. Il vero aspetto di tutti i fenomeni secondo Nichiren Daishonin: Myoho-renge-kyo II Budda Nichiren Daishonin si è risvegliato al fatto che il vero aspetto della vita dei comuni mortali che vivono nei dieci mondi (shoho) è proprio "il vero aspetto di tutti i fenomeni", e che questo aspetto è Myoho-rege-kyo. Infatti il Daishonin qui chiarisce che i dieci mondi, «dall'Inferno, il più basso, alla Buddità, il più elevato, sono tutti, senza eccezioni, manifestazioni di Myoho-renge-kyo». E afferma che gli esseri viventi (esseri viventi-corpo, giapp. shoho) e l'ambiente in cui vivono (ambiente-terra, giapp. eho) sono espressioni di Myoho-renge-kyo. Qui il Daishonin si riferisce implicitamente al principio di esho-funi: non dualità degli esseri viventi e dei loro ambienti. Nel brano: «Se esiste un ambiente, deve esserci necessariamente un essere vivente», sottolinea che il vero aspetto di tutti i fenomeni comprende sia l'ambiente sia gli esseri viventi. I fenomeni sono infiniti, ma tutti sono compresi nei dieci mondi dell'ambiente (eho) e degli esseri viventi (shoho). Perciò vedere che tutti i fenomeni - nessuno escluso - sono Myoho-renge-kyo e che sono coerenti tra di loro (dall'inizio alla fine) equivale a vederne il loro vero aspetto. Il Daishonin scrive, in un altro Gosho: «Questi dieci fattori rappresentano Myoho-renge-kyo» (WND, 2, 87). E qui afferma: «L'intero regno dei fenomeni non è diverso dai cinque caratteri di Myoho-renge-kyo». L'universo intero ha l'aspetto di Myoho-renge-kyo. Josei Toda, il secondo presidente della Soka Gakkai, asseriva: «La vita stessa dell'universo è Myoho-renge-kyo. Se si vuole percepire il vero aspetto di tutti i fenomeni - dell'essere umano, delle piante, del sole e della luna - si vede che tutto è Myoho-renge-kyo. Tutti i fenomeni manifestano il ritmo di Myoho-renge-kyo». Riguardo al principio dei dieci mondi, negli scritti precedenti al Sutra del Loto per rendere comprensibili le diversità tra gli stati vitali veniva accentuata la loro non omogeneità. Invece, secondo il Daishonin, in ciascuno dei dieci mondi esiste il vero aspetto, Myoho-renge-kyo. Ciò significa che il vero aspetto di tutti i fenomeni non indica qualcosa di lontano dai comuni mortali, un ideale solo per Budda e bodhisattva, ma che esso si trova nella nostra vita e nel nostro ambiente. In altri termini la propria vita (shoho/fenomeni) è Myoho-renge-kyo (jisso/il vero aspetto). «Quando invochi myoho e reciti renge devi sforzarti di credere profondamente che Myoho-renge-kyo è la tua stessa vita» scrive il Daishonin (Il conseguimento della Buddità in questa esistenza, RSND, 1, 3). E ancora: «E poiché è così, allora la natura essenziale delle nostre vite è Myoho-renge-kyo. Una volta che siamo giunti a comprendere che Myoho-renge-kyo non è il nome di un sutra ma l'entità delle nostre stesse vite, vedremo che le nostre vite sono in realtà il Sutra del Loto e che il Sutra del Loto non è altro che la parola sacra predicata dal Budda allo scopo di rendere manifeste quelle entità che sono le nostre vite. E, vedendo ciò, sapremo che noi stessi siamo i Tathagata dell'Illuminazione originale che possiedono i tre corpi in un singolo corpo. Una volta che ci siamo illuminati a questo, tutte le illusioni e i modi di pensare errati che abbiamo nutrito dal passato senza inizio sino al presente saranno spazzati via, come i sogni di ieri, e svaniranno senza lasciare traccia» (I dieci fattori, WND, 2, 80). Qui Nichiren spiega che Myoho-renge-kyo non è il nome di un sutra ma è l'entità della propria vita. Myoho-renge-kyo è la frase per risvegliare il Budda che è originariamente inerente alla vita, cioè il proprio vero aspetto. Se si comprende questo punto profondamente nel proprio cuore, allora il pensiero di essere una vita insignificante sparisce, come se fosse stato un sogno della notte precedente. Alla fine del brano di Gosho che stiamo studiando, il Daishonin cita lo studioso cinese Miao-lo: «Sia gli esseri sia l'ambiente dell'inferno Avichi esistono interamente nella vita del supremo santo [il Budda] e, ancor più importante, corpo e terra del [Budda] Vairochana non trascendono la vita degli esseri umani». Ciò che vuole sottolineare è che non solo il vero aspetto di tutti i fenomeni si manifesta nell'ambiente, ma che nel mondo di Buddità vi è il possesso dei nove mondi. Quindi il Budda non è un essere particolare, ma è uguale agli altri esseri dei nove mondi. Il vero aspetto di tutti i fenomeni secondo la Soka Gakkai: ogni vita individuale (tutti i fenomeni) è la vita dell'universo (vero aspetto) Il presidente Ikeda spiega così il vero aspetto di tutti i fenomeni: «Vero aspetto è la realtà della vita percepita dal Budda che si è illuminato e liberato di tutte le illusioni: il Budda trascende le distinzioni tra soggetto e oggetto, tra sé e altri, tra mente e corpo, tra spirito e materia. È il mondo infinito della vita eterna, che supera anche le differenze dei dieci mondi. La vita è una forza dinamica; è saggezza e compassione, è inseparabilità di nascita e morte, è una legge universale. La vita trascende le parole e il pensiero; può essere definita solo come Legge mistica. È una dimensione imperscrutabile. Il Daishonin, spiegando il significato di questo brano, scrive: "Significa che gli esseri e i loro ambienti nei dieci mondi, dall'Inferno, il più basso, alla Buddità, il più elevato, sono tutti, senza eccezioni, manifestazioni di Myoho-renge-kyo". Considerare tutti i fenomeni, gli esseri e i loro ambienti in ciascuno dei dieci mondi, come manifestazioni di Myoho-renge-kyo (coerenza dall'inizio alla fine) vuol dire percepire il vero aspetto» (La saggezza del Sutra del Loto, Esperia, vol. 1, p. 130). E continua, parlando della relazione tra tutti i fenomeni e il vero aspetto: «Forse possiamo spiegarlo meglio con una metafora dicendo che tutti i fenomeni sono le singole esistenze, mentre il loro vero aspetto è la forza vitale cosmica. Ognuna di queste innumerevoli vite, governate da cause ed effetti degli aspetti materiali e spirituali della vita, suona una propria melodia. Nonostante ogni melodia individuale abbia una sua coerenza e sia completa in se stessa, non è separata o indipendente dalle altre ma costituisce un indispensabile elemento della grande sinfonia della vita cosmica che chiamiamo Legge mistica. La cosa importante è che persino gli esseri che vivono nel mondo di Inferno possono diventare una cosa sola con la vita universale se si risvegliano alla loro vera natura. Dove e quando si trova il vero aspetto di tutti i fenomeni? È ora, è qui. Chi si illumina a questa verità è un Budda; chi la ignora, dimora nei nove mondi. Di conseguenza, il mondo di Bodhisattva non è più vicino al mondo di Buddità di quanto lo sia il mondo di Inferno. Tutti gli esseri viventi possono manifestare lo stato di Buddità nella loro vita così come sono. Ogni vita (tutti i fenomeni) è un tutt'uno con la vita dell'universo (vero aspetto). E questa vita dell'universo (vero aspetto) non esiste separatamente dalla vita di ogni individuo (tutti i fenomeni)» (Ibidem). Quindi anche coloro che sperimentano il mondo di Inferno, se si risvegliano al proprio vero aspetto, cioè al fatto di essere un'entità della vita universale, possono immediatamente diventare Budda. Il vero aspetto di tutti i fenomeni secondo la Soka Gakkai: il principio filosofico della trasformazione della realtà Ikeda sottolinea che il cuore del vero aspetto di tutti i fenomeni è il principio filosofico della trasformazione della realtà: «Il capitolo Durata della vita del Tathagata recita: "Il Tathagata percepisce il vero aspetto del triplice mondo esattamente com'è". Il triplice mondo è il mondo della realtà. Il Budda non si allontana mai dal mondo: non è influenzato dal suo aspetto superficiale (tutti i fenomeni), ma afferra la grande verità (vero aspetto) che si cela in esso, e insegna agli altri a comprenderla. La frase "il vero aspetto di tutti i fenomeni" include sia il realismo che caratterizza il Buddismo, sia la saggezza che va oltre la realtà fenomenica» (Ibidem, p. 127). Ciò significa che senza allontanarsi dal mondo reale (tutti i fenomeni), se ne percepisce il vero aspetto meraviglioso. Insegnare e realizzare ciò è la saggezza del Buddismo. Continua Ikeda: «Il vero aspetto di tutti i fenomeni è fondamentalmente un principio di trasformazione del presente. Non dobbiamo astrarci dalla realtà, anche se piena di sofferenza. Il vero aspetto di tutti i fenomeni è la saggezza che ci permette di far scaturire lo stato di Buddità dalla nostra vita e di realizzare un mondo di pace e tranquillità» (Ibidem, p. 135). Il mondo reale è pieno di sofferenze. Senza cercare di fuggire ma facendo emergere la Buddità possiamo renderlo un luogo di pace e tranquillità nel quale vivere felici e a nostro agio. Questa è l'essenza della rivelazione del vero aspetto di tutti i fenomeni da parte del Budda. In L'oggetto di culto per l'osservazione della mente il Daishonin scrive: «Se le persone comuni nate nell'Ultimo giorno della Legge possono credere nel Sutra del Loto è perché il mondo di Buddità è presente nel mondo umano» (RSND, 1, 318). Continua ancora Ikeda, spiegando il meccanismo della trasformazione: «Vero aspetto di tutti i fenomeni non significa semplicemente che tutti i fenomeni sono uguali al vero aspetto. Tutti i fenomeni equivalgono (soku) al vero aspetto, e il vero aspetto equivale (soku) a tutti i fenomeni. L'espressione soku non significa essere "uguale". Il Daishonin dice: "La parola soku è Nam-myoho-renge-kyo". Nella parola soku c'è il dinamismo della vita che non ristagna neanche un momento, appare e scompare, è creativa e in costante espansione. Il vero aspetto di tutti fenomeni è la verità vista da un Budda. È diversa dalla realtà che vedono gli esseri comuni illusi. Ecco perché l'individuo deve continuamente sforzarsi di avvicinarsi alla verità cercando di andare al di là della realta fenomenica. Questo è lo scopo della pratica buddista. Solo così possiamo cambiare e riformare la nostra vita. Senza questo sforzo finiremo per farci sommergere dalla realtà diventando inerti e apatici. Le persone passive e senza motivazioni sono le più facili da controllare e ciò lascerebbe campo libero a coloro che detengono il potere. Chi si risveglia al vero aspetto di tutti i fenomeni ha il compito di ammonire le autorità che abbandonano il corretto sentiero, così come fece Nichiren Daishonin» (Ibidem, p. 139). Dal punto di vista della saggezza del Budda, tutti i fenomeni sono il vero aspetto. Ma se si guardano con gli occhi del comune mortale pieno di dubbi non è così. Non dobbiamo fuggire dalla realtà vista dal comune mortale, ma neanche "sprofondare" in essa. Mantenendo come bussola il vero aspetto di tutti i fenomeni visto dal Budda, dobbiamo affrontare senza sosta la realtà e trasformarla. A tale proposito Ikeda afferma: «Il Daishonin così descrive il Budda risvegliatosi al vero aspetto di tutti i fenomeni: "Nella frase 'coerenza dall'inizio alla fine', inizio indica la radice del male e la radice del bene, mentre fine indica l'effetto del male e l'effetto del bene. Una persona che si è completamente risvegliata alla natura del bene e del male dalle radici sino ai rami e alle foglie, è chiamata un Budda" (Il kalpa della diminuzione, RSND, 1, 994). In un altro passo dello stesso Gosho il Daishonin continua: "Una persona saggia non pratica il Buddismo estraniandosi dagli affari secolari" e osserva che, anche prima dell'avvento del Budda, tutti coloro che si adoperarono per alleviare le sofferenze umane erano "emissari del signore Shakyamuni" e la loro saggezza "racchiudeva nella sua essenza la saggezza del Buddismo". Questo è un modo di pensare molto aperto, non dogmatico o settario. Mentre alcuni si perdono nel mondo lasciandosi controllare dalla realtà o, all'estremo opposto, chiudono gli occhi sul mondo reale rifiutandolo e cercando rifugio nella prossima vita, il Sutra del Loto insegna un approccio alla vita completamente differente, che non propugna il fatalismo o la rassegnazione passiva bensì ci stimola a reagire facendo emergere in noi il senso di responsabilità e la volontà di compiere l'azione giusta in ogni momento» (Ibidem, p. 141). Il Budda conosce le radici del bene e del male, conosce i rami e le foglie del bene e del male: ciò significa percepire il vero aspetto. Non percepire il vero aspetto è l'oscurità fondamentale, e quindi voltare le spalle al vero aspetto è la base del male. Percepire l'origine del bene fa sì che si proietti la realtà verso quell'aspetto ideale e si continui a trasformarla: questo è il modo di vivere di un Budda. Studiando il vero aspetto di tutti i fenomeni si comprende che "ora" e "qui" sono i luoghi della trasformazione. Perciò il modo di vivere basato sul Sutra del Loto è l'incessante trasformazione della realtà. E solo lì esiste il vero aspetto di tutti i fenomeni. Senza questo non vi è Buddismo. Affondare in questo mondo oppure avere l'atteggiamento opposto di negare la realtà o scappare da essa sono tutti modi di vivere lontani dalla realizzazione del "vero aspetto di tutti i fenomeni" a cui si è risvegliato il Budda. Quindi, l'intero regno dei fenomeni non è diverso dai cinque caratteri di Myoho-renge-kyo. Anche i due Budda, Shakyamuni e Molti Tesori, quando elargirono le funzioni benefiche dei cinque caratteri di Myoho-renge-kyo, si manifestarono come i due Budda che, seduti nella Torre preziosa, si scambiarono un segno di assenso. Nessuno tranne Nichiren ha mai rivelato insegnamenti come questi. T'ien-t'ai, Miao-lo e Dengyo li conoscevano nel loro cuore, ma non li espressero mai a parole. Vissero serbando questo sapere dentro di sé. E c'erano buoni motivi per questo: il Budda non aveva affidato loro questo compito, il tempo non era ancora giunto, ed essi non erano stati discepoli del Budda sin dal remoto passato. Nessuno, tranne Pratiche Superiori, Pratiche Illimitate e le altre supreme guide e maestri dei Bodhisattva della Terra può non solo apparire nei primi cinquecento anni dell'Ultimo giorno per propagare i cinque caratteri di Myoho-renge-kyo, l'essenza di tutti i fenomeni, ma anche rappresentare concretamente la cerimonia dei due Budda seduti fianco a fianco nella Torre preziosa. Il motivo è che quello che devono propagare e rappresentare concretamente non è altro che l'insegnamento dei "tremila regni in un singolo istante di vita" effettivi contenuto nel capitolo Durata della vita dell'insegnamento originale (RSND, 1, 339-340). I due Budda Shakyamuni e Molti Tesori, Myoho-renge-kyo e il vero oggetto di culto Il Daishonin conclude: «Quindi l'intero regno dei fenomeni non è diverso dai cinque caratteri di Myoho-renge-kyo». Gli esseri viventi, il sole e la luna hanno l'aspetto di Myoho-renge-kyo, l'intera natura ha lo stesso ritmo di Myoho-renge-kyo. A tale proposito, il Gosho L'entità della Legge mistica afferma: «Il principio supremo [cioè la Legge mistica] in origine non aveva nome. Mentre il santo osservava il principio e assegnava i nomi a tutte le cose, percepì l'esistenza di quest'unica Legge meravigliosa [myoho] dotata simultaneamente di causa ed effetto [renge] e la chiamò myoho-renge. Quest'unica Legge di myoho-renge comprende in sé tutti i fenomeni dei dieci mondi e dei tremila regni, nessuno escluso. Chiunque pratichi questa Legge otterrà simultaneamente sia la causa che l'effetto della Buddità» (RSND, 1, 374). La Legge meravigliosa che regola l'intera natura è stata chiamata Legge mistica (myoho) dotata simultaneamente di causa ed effetto (renge), quindi myoho-renge. Quando il Budda realizzò che egli stesso era la manifestazione della realtà o verità fondamentale, la chiamò Myoho-renge-kyo. [Nel Gosho Il conseguimento della Buddità in questa esistenza è scritto che «questa comprensione è il mistico kyo, o sutra» (RSND, 1, 4), n.d.r.]. Si risvegliò così alla sua identità di Tathagata, che significa "persona che deriva dalla verità". In altre parole egli percepì simultaneamente sia la causa (Myoho-renge-kyo) che l'effetto (Tathagata) della Buddità. Di conseguenza - afferma il Daishonin in Il vero aspetto di tutti i fenomeni - sebbene Shakyamuni e Molti Tesori seduti accanto nella Torre preziosa possano sembrare l'oggetto di culto da riverire, ciò che lo stesso Shakyamuni rispettava sopra ogni altra cosa erano i cinque caratteri di Myoho-renge-kyo, che sono la sorgente fondamentale della vita del Budda. Quindi l'oggetto di culto non è altro che Myoho-renge-kyo. Myoho-renge-kyo è il vero Budda, mentre Shakyamuni e Molti Tesori fanno parte della Legge di Myoho-renge-kyo, sono sue manifestazioni. Myoho-renge-kyo è la realtà e l'origine di tutti gli esseri viventi ed è la legge causale che ha fatto ottenere l'Illuminazione a Shakyamuni. Nessuno tranne Nichiren ha mai rivelato insegnamenti come questi. Il Bodhisattva Pratiche Superiori è colui che ha divulgato la vera essenza di Myoho-renge-kyo e ha iscritto il Gohonzon Solo il Daishonin espresse l'insegnamento secondo il quale il vero Budda è Myoho-renge-kyo. Prima di lui erano esistiti altri studiosi del Sutra del Loto come T'ien-t'ai, Miao-lo e Dengyo, che pur avendo compreso che Myoho-renge-kyo è il vero Budda non l'avevano insegnato agli altri. Per poter insegnare agli altri non basta recitare ad alta voce Myoho-renge-kyo in quanto titolo del Sutra del Loto, ma bisogna credere che Myoho-renge-kyo sia la vita o l'essenza del vero Budda e dimostrarlo concretamente nella propria vita. Per stabilire questa fede sono necessari due elementi: 1) una persona che per prima, attraverso la prova concreta, mostri che un essere umano può manifestare la vita del vero Budda; 2) la pratica di recitare Daimoku per noi stessi e per gli altri e l'istituzione del Gohonzon. Rivelare questi due elementi è la missione del Bodhisattva Pratiche Superiori. Consideriamo il primo elemento. Se non si manifesta la vita del vero Budda anche in un solo essere umano è impossibile trasmetterla, perché essa non si può spiegare a parole ed è difficile da comprendere, come è scritto nel capitolo Espedienti: «Il vero aspetto di tutti i fenomeni può essere compreso e condiviso solo tra Budda». Nel brano di Gosho che stiamo analizzando, il Daishonin spiega che solo i Bodhisattva della Terra guidati da Pratiche Superiori - che compaiono nel quindicesimo capitolo Emergere dalla Terra - possono trasmettere questo insegnamento agli altri, perché è a Pratiche Superiori (essere comune dei nove mondi) che Shakyamuni trasferisce «la vita del Tathagata nella sua interezza» (La saggezza del Sutra del Loto, Esperia, vol. 4, p. 59), cioè la vita del Budda. «Vita del Tathagata nella sua interezza» indica l'essenza del Sutra del Loto in quattro frasi: «Tutte le dottrine possedute dal Tathagata, tutti i poteri di cui il Tathagata si avvale liberamente, tutti i segreti tesori fondamentali del Tathagata, tutte le più profonde questioni del Tathagata» (SDL, 365), essenza enunciata nel ventunesimo capitolo del Sutra del Loto intitolato Poteri sovrannaturali del Tathagata. Dunque è il Bodhisattva Pratiche Superiori il primo che può insegnare agli altri che il vero Budda è dentro la propria vita, manifestandolo egli stesso. Consideriamo il secondo elemento. La Legge essenziale che Shakyamuni volle insegnare nel Sutra del Loto sono i cinque caratteri di Myoho-renge-kyo, il vero aspetto o verità fondamentale, che è anche la vita del Tathagata che manifesta quella verità. Il Daimoku - Nam-myoho-renge-kyo - è la pratica che permette di manifestare nella vita di ogni individuo questo concetto di "verità uguale a Tathagata". Se crediamo nella Legge mistica e preghiamo Nam-myoho-renge-kyo, la verità sconfigge l'oscurità presente nella nostra vita e si trasforma in saggezza: manifestiamo così la vita del Tathagata (persona che deriva dalla verità). Qualsiasi cosa accada nella nostra vita quotidiana, che siano eventi negativi o positivi, se prima di tutto recitiamo Daimoku manifestiamo in un istante nella nostra vita la "verità uguale a Tathagata" e possiamo raggiungere l'Illuminazione. Inoltre, se trasmettiamo agli altri il Daimoku, la vita del vero Budda di Myoho-renge-kyo si espande universalmente, e possiamo realizzare kosen-rufu. Con l'espressione «rappresentare concretamente la cerimonia dei due Budda seduti fianco a fianco nella Torre preziosa» il Daishonin qui si riferisce all'iscrizione del Gohonzon. Oltre a Shakyamuni e Molti Tesori, ai lati della Torre preziosa siedono anche i comuni mortali che simboleggiano ciascuno dei nove mondi: ciò significa che la Torre preziosa rappresenta il principio che i nove mondi sono uguali alla Buddità e che la Buddità è uguale ai nove mondi. Tutto ciò è rappresentato nel Gohonzon, e per tale motivo il Daishonin dice che iscrivendo il Gohonzon egli esprime concretamente «la cerimonia dei due Budda seduti fianco a fianco nella Torre preziosa». Perché solo i Bodhisattva della Terra guidati da Pratiche Superiori sono capaci di diffondere il Daimoku e indicare il Gohonzon? Il motivo principale è «che quello che devono propagare e rappresentare concretamente non è altro che l'insegnamento dei "tremila regni in un singolo istante di vita" effettivi contenuto nel capitolo Durata della vita dell'insegnamento originale». Un concetto molto importante da chiarire qui è la differenza tra i bodhisattva dell'insegnamento transitorio - come Shariputra, Mahakashyapa, Manjushri e altri, che compaiono nella prima metà del Sutra del Loto - e i bodhisattva dell'insegnamento essenziale, o Bodhisattva della Terra, che compaiono nel quindicesimo capitolo e diventano i protagonisti della seconda metà del Sutra del Loto. I primi sono i discepoli di Shakyamuni che ha ottenuto l'Illuminazione nell'esistenza presente, contemporanea alla predicazione del Sutra del Loto. Questa modalità di considerare l'Illuminazione di Shakyamuni implica una concezione ben precisa della relazione causale che gli ha permesso di conseguire la Buddità: dopo una lunga pratica come bodhisattva nelle vite precedenti (causa), egli ottiene l'Illuminazione in questa esistenza (effetto). E una volta morto entra nel Nirvana e non rinasce più nel mondo di saha. Secondo questa concezione, i suoi discepoli bodhisattva devono ancora porre molte cause, per molte vite, prima di ottenere l'effetto della Buddità. Quindi non possono trasmettere l'insegnamento secondo il quale la propria vita è la Buddità, non hanno né il titolo né la missione di propagare Myoho-renge-kyo. Al contrario, i Bodhisattva della Terra sono i discepoli di Shakyamuni Budda eterno che - come dichiara egli stesso nel sedicesimo capitolo del Sutra del Loto Durata della vita del Tathagata - ha ottenuto l'Illuminazione nell'infinito passato basandosi sulla vita eterna del mondo di Budda presente nella sua vita (mutuo possesso dei dieci mondi) e rinasce incessantemente - mostrando vari aspetti - per salvare tutti gli esseri viventi. I Bodhisattva della Terra sono quindi i discepoli del Budda del mutuo possesso dei dieci mondi. Essi manifestano il mondo di Bodhisattva ma, avendo inerente il mutuo possesso dei dieci mondi, possono mostrare la vita del vero Budda - Myoho-renge-kyo - e possono diffonderla. I Bodhisattva della Terra ricevono questa missione nel ventunesimo capitolo del Sutra del Loto dove, come abbiamo detto prima, viene loro trasferita la vita del Tathagata nella sua interezza. Il presidente Ikeda definisce "bodhisattva-Budda" il Bodhisattva Pratiche Superiori, apparso come bodhisattva nel mondo di saha - il mondo reale pieno di sofferenza - possedendo nel suo corpo di comune mortale la vita del Tathagata nella sua interezza. Scrive infatti: «Viene da chiedersi che tipo di essere sia questo bodhisattva che riceve e incarna la totalità della vita del Tathagata. Di solito, per bodhisattva s'intende una persona che pratica per ottenere la Buddità. Ma il Bodhisattva Pratiche Superiori, pur incarnando la totalità della vita del Tathagata, viene ancora chiamato bodhisattva. È un bodhisattva-Budda. [...] È molto significativo il fatto che Pratiche Superiori appaia sempre nella condizione dei nove mondi. Questa è una svolta nella storia del Buddismo in quanto si riconosce che le virtù della Buddità (effetto) sono già contenute nella pratica del bodhisattva (causa). Prima di allora si riteneva che l'effetto fosse superiore e la causa inferiore. [...] L'apparizione del Bodhisattva Pratiche Superiori ha dimostrato che la causa (i nove mondi) contiene l'effetto (il mondo di Buddità)» (La saggezza del Sutra del Loto, Esperia, vol. 4, p. 42). Il fatto che il Bodhisattva Pratiche Superiori apparso nel mondo di saha possieda come causa i nove mondi e come effetto già contenuto il mondo di Buddità apporta un grande cambiamento nella storia del Buddismo. Scrive Ikeda: «Shakyamuni stesso refuta i suoi precedenti insegnamenti sulle cause della Buddità, perché si basavano sulla premessa che avesse conseguito per la prima volta l'Illuminazione nell'esistenza presente. Negare l'"effetto della Buddità" esposto in quegli insegnamenti equivale a negare la "causa della Buddità" posta con quello scopo. In tal modo egli refuta completamente le cause e gli effetti della sua Illuminazione. È una specie di "rivoluzione copernicana". Di fronte all'ipotesi che la Terra girasse intorno al sole, all'epoca molti dichiararono che, anche se fosse stato vero, preferivano non crederci. Preferivano l'ignoranza alla distruzione della propria visione del mondo. La dottrina esposta nell'insegnamento originale fu uno shock ancora più grande. Essa rivelava per la prima volta l'eternità della vita del Budda nelle tre esistenze di passato, presente e futuro, generando una rivoluzione nel modo in cui le persone consideravano il Budda» (La saggezza del Sutra del Loto, Mondadori, vol. 3, pp. 17-18). E continua: «La dottoressa Margarita I. Vorobyova-Desyatovskaya dell'Istituto di Orientalistica dell'Accademia delle scienze della Repubblica russa sostiene che il capitolo Durata della vita del Tathagata illustra la condizione in cui l'individuo si fonde con il Budda; in tale stato l'energia dell'universo diventa la nostra stessa energia e sperimentiamo l'eterno. È un'intuizione acuta. Non sono forse i Bodhisattva della Terra a incarnare questa condizione di fusione con il Budda, di non dualità con l'universo? Li chiamiamo bodhisattva, ma in realtà sono Budda. Da dove provengono i Bodhisattva della Terra? Secondo il Gran maestro T'ien-t'ai essi dimorano nella "profondità ultima della vita, che costituisce la realtà assoluta". In altre parole essi rappresentano la verità profonda della vita, la Legge fondamentale che Nichiren identifica con Nam-myoho-renge-kyo, l'energia fondamentale della vita e dell'universo, la massima saggezza, la base di tutte le leggi. I Bodhisattva della Terra incarnano questa energia fondamentale e, inoltre, si votano all'ideale del bodhisattva. Quello di Bodhisattva non è uno stadio di completezza (l'effetto della Buddità), ma di incompletezza (la causa della Buddità). Tuttavia pur essendo incompleti, i bodhisattva manifestano nella loro vita lo stato di completezza (l'effetto della Buddità). O meglio un bodhisattva, pur godendo dello stato di completezza (l'effetto della Buddità), continua ad avanzare ancora, a salire sempre più in alto e a condurre sempre più persone all'Illuminazione. Potremmo definirlo uno stato di "completezza incompleta". I Bodhisattva della Terra sono eternamente attivi e progrediscono in eterno. Quando attingiamo alla loro energia, facendo emergere i Bodhisattva della Terra che dimorano in noi, siamo in grado di rompere il guscio del piccolo io che limita la nostra vita» (La saggezza del Sutra del Loto, Mondadori, vol. 3, p. 20). Dopo la morte del Budda, Pratiche superiori è il primo che appare come bodhisattva-Budda nel mondo reale. La sua apparizione serve a far comprendere a tutti gli esseri umani che il vero Budda senza inizio né fine esiste dentro la loro stessa vita. Questa vita senza inizio e senza fine è la vera causa dell'ottenimento della Buddità. Il primo bodhisattva-Budda, cioè il Bodhisattva Pratiche Superiori, è Nichiren Daishonin: egli ha chiamato questa Legge meravigliosa di simultaneità di causa ed effetto Myoho-renge-kyo, recita Nam-myoho-renge-kyo, crede che il vero Budda senza inizio né fine risieda nella propria vita e istituisce la sua pratica basandosi su questo principio. Attraverso la fede e la pratica del Daimoku manifesta nella propria vita il Tathagata di Nam-myoho-renge-kyo. Il principio di ichinen-sanzen nel capitolo Durata della vita dell'insegnamento originale Il Daishonin dichiara che questa Legge dell'ottenimento della Buddità si può anche definire insegnamento dei tremila regni in un singolo istante di vita effettivo, "concreto". A cosa si riferisce la parola "concreto"? Innanzitutto al fatto che la vita del Daishonin corrisponde alla vita del Tathagata di Nam-myoho-renge-kyo; in secondo luogo alla manifestazione di questa verità nel Gohonzon e nel Daimoku; infine alla trasmissione di questa verità nella vita delle persone dell'epoca di Mappo. L'insegnamento dei tremila regni in un singolo istante di vita "concreto" si diffonde attraverso la lotta per kosen-rufu che viene trasmessa da persona a persona dai Bodhisattva della Terra. E solo nella lotta per kosen-rufu esiste la strada dell'ottenimento dell'Illuminazione secondo i tremila regni in un singolo istante di vita. Scrive Ikeda: «Nel trasmettere l'essenza del Sutra del Loto al Bodhisattva Pratiche Superiori, Shakyamuni gli affida la realizzazione di kosen-rufu nell'Ultimo giorno della Legge. Quindi, quando prendiamo l'iniziativa e ci impegniamo per la propagazione della Legge mistica, noi sperimentiamo l'eternità del tempo senza inizio in ogni momento. [...] Toda si considerava personalmente responsabile della diffusione della Legge mistica e aveva giurato di realizzarla senza contare su nessun altro. Una volta, in una riunione di circa una ventina di giovani, improvvisamente esclamò con voce potente: "Io realizzerò kosen-rufu". Poi chiese a ognuno dei presenti di ripetere la stessa frase. Uno dopo l'altro i giovani ripeterono con fervore: "Io da solo realizzerò kosen-rufu!"» (La saggezza del Sutra del Loto, Esperia, vol. 4, p. 47). Pertanto, anche i due Budda Shakyamuni e Molti Tesori non sono che funzioni [di Myoho-renge-kyo]. Il Budda originale è Myoho-renge-kyo. Il sutra spiega ciò come «il segreto e i poteri sovrannaturali del Tathagata». "Il segreto del Tathagata" è l'entità dei tre corpi del Budda, è il Budda originale; "i poteri sovrannaturali" si riferisce alla funzione dei tre corpi, e riguarda i Budda transitori. Una persona comune è un'entità dei tre corpi e un Budda originale; un Budda è una funzione dei tre corpi e un Budda transitorio. In tal caso, sebbene si pensi che Shakyamuni sia dotato delle tre virtù di sovrano, maestro e genitore per il bene di noi tutti, esseri viventi, in realtà non è così. Al contrario sono le persone comuni che lo dotano delle tre virtù. T'ien-t'ai così spiega chi è il Tathagata: «Il Tathagata è un appellativo generico dei Budda delle dieci direzioni e delle tre esistenze, dei due Budda, dei tre Budda, del Budda originale e dei Budda transitori». Qui "Budda originale" si riferisce agli esseri comuni, mentre "Budda transitori" sta a indicare i Budda. Tuttavia, a causa della differenza tra le persone comuni e i Budda, che ha origine dalla disparità fra illusione e Illuminazione, le persone comuni non sono consapevoli di possedere sia l'entità che le funzioni dei tre corpi (RSND, 1, 340). Myoho-renge-kyo è il Budda originale All'inizio del brano di Gosho analizzato prima (p. 12), Nichiren parla dei Budda Shakyamuni e Molti Tesori come di coloro che «elargirono le funzioni benefiche dei cinque caratteri di Myoho-renge-kyo». Qui dichiara che Myoho-renge-kyo è il Budda originale e che quindi Shakyamuni e Molti Tesori sono le funzioni del Budda. Al di fuori di Myoho-renge-kyo non c'è la natura buddica. La verità, la saggezza e la compassione, che sono aspetti in cui essa si manifesta, sono tutti originariamente inerenti a Myoho-renge-kyo e alla vita del Tathagata. Quindi Shakyamuni e Molti Tesori non sono altro che alcune rappresentazioni delle svariate sfaccettature della natura buddica. Myoho-renge-kyo è la Legge originale dell'universo, la Legge eterna. Tutti i fenomeni nascono e muoiono, ma Myoho-renge-kyo non nasce e non muore. Sia l'esistenza che la non esistenza, sia la vita che la morte, si ripetono all'interno di Myoho-renge-kyo e non hanno mai fine. L'universo è il luogo dove si ripete all'infinito questo ritmo di Myoho-renge-kyo, che è il ritmo originale dell'universo. Chi si risveglia al fatto che questo eterno ritmo di Myoho-renge-kyo è la sua stessa vita riesce a far sbocciare la sua natura spirituale, a sprigionare la luce della saggezza e ad assaporare la gioia derivante dalla creazione di valore e dalla rivitalizzazione. Il Budda è colui che si risveglia al fatto di essere egli stesso Myoho-renge-kyo e riesce a far fiorire la sua vita in modo meraviglioso. Di conseguenza, non esiste Budda al di fuori di Myoho-renge-kyo. Poi il Daishonin parla dei tre corpi che costituiscono un Budda: il corpo della Legge (hosshin), che è la verità o Legge a cui il Budda è illuminato; il corpo di retribuzione (hoshin), che è la saggezza che gli permette di percepire la verità; il corpo manifesto (ojin), che è l'aspetto fisico di un Budda che agisce in modo compassionevole. E afferma che l'entità dei tre corpi del Budda è Myoho-renge-kyo ed è il Budda originale, mentre Shakyamuni e Molti Tesori rappresentano le funzioni dei tre corpi inerenti al Budda originale: la verità, la saggezza e l'immensa compassione. Qui Nichiren cita «il segreto e i poteri sovrannaturali del Tathagata» riportati nel capitolo Durata della vita (SDL, 295). Il "segreto del Tathagata" si riferisce all'entità originale del Budda, Myoho-renge-kyo, che ha inerenti i tre corpi, mentre i "poteri sovrannaturali del Tathagata" indicano le funzioni dei tre corpi, cioè Shakyamuni e Molti Tesori. Myoho-renge-kyo è il "segreto del Tathagata". In giapponese Tathagata si dice nyorai, dove nyo significa "verità da cui emerge e appare la sua stessa funzione". Questa verità è il corpo della Legge. Quando il corpo della Legge si manifesta come saggezza, comprende e diventa il Tathagata stesso (colui che deriva dalla verità), e questo è il corpo di retribuzione. Quando la saggezza e la verità si armonizzano, si manifestano come una singola vita, il corpo manifesto. Tutto ciò, insieme, è Myoho-renge-kyo, il segreto del Tathagata e l'entità originale della vita del Budda. I tre corpi sono inseparabili e insiti in un'unica vita. I vari Budda citati nei sutra sono la manifestazione personificata di una delle funzioni dei tre corpi. Vengono chiamati Budda transitori, dove con il termine "transitorio" si rende il giapponese shakumon, che letteralmente significa traccia, ombra. Essi sono quindi la traccia lasciata dall'entità originale, il "Budda originale" o Myoho-renge-kyo. I comuni mortali sono il Budda originale Nichiren poi rivela un altro principio: «Una persona comune è un'entità dei tre corpi e un Budda originale; un Budda è una funzione dei tre corpi e un Budda transitorio». I vari Budda citati nelle scritture non sono altro che rappresentazioni della funzione della natura buddica, manifestazioni delle funzioni della Legge mistica e non sono entità originali, poiché i Budda che esistono e che hanno inerente la natura buddica nella vita reale sono solo i comuni mortali. Su questo punto Ikeda scrive: «I soli veri Budda sono le persone comuni che in ogni momento usano l'eterna forza vitale del tempo senza inizio. Un Budda che si pone su un piano di superiorità è un falso, è solo un espediente. Perciò il sentiero corretto consiste nel vivere con dignità come esseri umani continuando ad avanzare lungo il sentiero supremo della vita. Essere un Budda significa proprio questo. La trasmissione al Bodhisattva Pratiche Superiori nel capitolo Poteri sovrannaturali indica questa trasformazione verso un Buddismo incentrato sull'essere umano. Come indica il Daishonin quando afferma: "Se hai la stessa mente di Nichiren...", coloro che si sforzano di diffondere la Legge mistica per recare felicità a tutta l'umanità sono i soli Budda dell'epoca moderna. Non ne esistono altri» (La saggezza del Sutra del Loto, Esperia, vol. 4, p. 50). Per permettere a tutti gli esseri umani di praticare Myoho-renge-kyo il Daishonin ha stabilito la pratica del Daimoku, ha iscritto il Gohonzon e lo ha propagato. Grazie a ciò, i comuni mortali possono manifestare concretamente la natura buddica e sono in grado di manifestare le funzioni di Myoho-renge-kyo nella loro vita. Nel Buddismo tradizionale il Budda è un'entità lontana dal comune mortale. Il Daishonin capovolge questo punto di vista. Se però, osservando il nostro aspetto, non riusciamo a vederci come Budda, vuol dire che siamo ancora attaccati a un vecchio modo di interpretare gli insegnamenti buddisti. Se riflettiamo attentamente, non esistono esseri umani più nobili di coloro che, invece di impegnarsi per il proprio vantaggio e onore, lottano per kosen-rufu con il sincero desiderio della felicità di tutti. L'aspetto superficiale è quello di persone comuni, che soffrono per problemi economici, per una malattia o stanno affrontando altre difficoltà, ma dal punto di vista dell'occhio del Budda non esistono esseri più nobili e preziosi di coloro che proteggono e propagano la Legge. Nel capitolo Il maestro della Legge del Sutra del Loto si sottolineano i benefici meravigliosi che ricevono coloro che fanno offerte alle persone che propagano la Legge mistica, benefici molto più grandi di quelli che si otterrebbero facendo offerte a Shakyamuni per centinaia di migliaia di anni. Per questo noi dovremmo rispettarci reciprocamente come Budda e proteggerci a vicenda. La maggior parte delle scuole buddiste hanno divinizzato i Budda come figure che grazie alla loro compassione possono salvare gli esseri umani. Ma nel Buddismo di Nichiren non c'è nessuna entità superiore. La religione insegnata dal Daishonin esiste per il bene dell'essere umano. Ogni persona è un'entità di Myoho-renge-kyo e può manifestarne il potere: per questo è nobile e degna del massimo rispetto. Una rivoluzione nel regno della religione. Verso una religione basata sull'umanesimo Il Buddismo di Nichiren è una religione basata sull'umanesimo. In origine, tutte le religioni avevano come obiettivo quello di essere "religioni per il bene dell'essere umano", ma col tempo hanno perso di vista questo obiettivo principale. Scrive Ikeda: «I medici esistono per servire i pazienti. Ma i medici che si sentono superiori ai loro pazienti diventano arroganti. Gli avvocati esistono per aiutare chi ha qualche problema. Ma se pensano di essere superiori ai loro clienti, diventano arroganti. I politici esistono per il bene dei cittadini e sono pubblici servitori. Eppure, credendosi superiori a coloro che li hanno eletti, li sfruttano. Il ruolo dei giornalisti dovrebbe essere quello di proteggere i diritti della gente. Eppure i mass media sono i primi a violare questi diritti. Il clero esiste per il bene dei fedeli. Eppure i preti si considerano superiori ai credenti e diventano arroganti. Più ci crediamo superiori agli altri, più in realtà siamo inferiori. Solo una rivoluzione umanistica può cambiare questa situazione distorta. Nichiren Daishonin e Shakyamuni furono dei veri rivoluzionari. Shakyamuni rovesciò la concezione prevalente secondo cui gli esseri umani esistono per il bene degli dèi insegnando che gli dèi esistono per il bene degli esseri umani. Si oppose alla casta dei brahmani e al sistema stesso delle caste dichiarando che tutti sono uguali. Ma, con il passare del tempo, lo spirito di Shakyamuni fu dimenticato e il Buddismo cessò di essere un insegnamento umanista. Fu allora che Nichiren Daishonin apparve e dichiarò che il Budda esiste per il bene degli esseri umani e non viceversa. [...] Poiché la religione è il vero fondamento della società, una rivoluzione nel regno della religione correggerà tutti i mali della società a un livello fondamentale. In ogni caso, qualunque sia la nostra situazione, è necessario essere consapevoli che l'arroganza ci spoglia della nostra umanità. Più pensiamo di essere migliori degli altri meno umani diventiamo, e più si abbassa la nostra condizione vitale» (La saggezza del Sutra del Loto, Esperia, vol. 4, p. 50). Sovrano, maestro, genitore Torniamo al passo del Gosho. Il Daishonin afferma: «Sebbene si pensi che Shakyamuni sia dotato delle tre virtù di sovrano, maestro e genitore per il bene di noi tutti, esseri viventi, in realtà non è così. Al contrario sono le persone comuni che lo dotano delle tre virtù». Riguardo a questo concetto Ikeda afferma, nella sua lezione sul Gosho L'apertura degli occhi: «Questo è un approccio rivoluzionario alle tre virtù e alla natura stessa della religione. Nella visione convenzionale i sovrani governano i loro sudditi, i maestri istruiscono ed educano i loro allievi e i genitori danno vita ai figli e vengono onorati da loro. Considerati strettamente nei termini di queste relazioni, il sovrano, il maestro e il genitore sono ruoli di autorità. Perciò quando il Budda viene paragonato al sovrano, al maestro e al genitore sulla base di questo modello, ne consegue inevitabilmente un Buddismo autoritario. Ma i veri sovrani sono coloro che aiutano i loro sudditi a diventare felici, i veri maestri sono coloro che mettono in grado i propri discepoli di crescere e di svilupparsi, e i veri genitori sono coloro che allevano i figli aiutandoli a diventare adulti eccellenti. Sulla base di questo secondo modello i sovrani possono manifestare il loro potere di sovrani solo perché i loro sudditi hanno la potenzialità di diventare felici, i maestri possono svolgere la loro funzione di insegnanti solo perché i loro discepoli hanno il potenziale per un meraviglioso sviluppo e i genitori possono adempiere il proprio ruolo di genitori solo perché i loro figli possono diventare uomini e donne capaci. Lo stesso principio si applica al Buddismo. I Budda possono essere dotati delle tre virtù di sovrano, maestro e genitore solo perché gli esseri viventi hanno il potenziale per conseguire la Buddità. Questa affermazione di Nichiren indica un drastico spostamento da una religione autoritaria, caratterizzata dal culto obbediente verso i Budda e verso gli dèi o dalla dipendenza dall'intercessione dei preti, a una religione umanistica centrata sull'individuo e finalizzata alla felicità di tutti gli esseri umani» (Lezioni sul Gosho L'apertura degli occhi, Esperia, pp. 32-33). Quindi, poiché il comune mortale ha già inerente la natura buddica e il potenziale per manifestarla, può conferire al Budda Shakyamuni le tre virtù di sovrano, maestro e genitore. I comuni mortali sono i saggi risvegliati all'entità e alle funzioni del Budda Alla fine del brano che stiamo analizzando, Nichiren scrive: «Tuttavia, a causa della differenza tra le persone comuni e i Budda, che ha origine dalla disparità fra illusione e Illuminazione, le persone comuni non sono consapevoli di possedere sia l'entità che le funzioni dei tre corpi». Le persone, poiché sono entità di Myoho-renge-kyo, hanno inerente sia l'entità che le funzioni dei tre corpi del Budda. Ma a causa dell'oscurità fondamentale non credono in questo. Noi tutti siamo comuni mortali, ma grazie al fatto che recitiamo Gongyo e Daimoku tutti i giorni riusciamo a richiamare e a far emergere la grande condizione vitale della Buddità. «Per questo - scrive Ikeda - il momento presente ha un'importanza suprema. Non dobbiamo rimanere nel passato. Saggio è colui che si sforza nel presente e arde di grandi speranze per il futuro» (La saggezza del Sutra del Loto, Esperia, vol. 4, p. 46). "Tutti i fenomeni" nel sutra si riferisce ai dieci mondi, e "vero aspetto" a ciò che sono realmente. "Vero aspetto" è un altro nome per Myoho-renge-kyo; ne consegue che tutti i fenomeni sono Myoho-renge-kyo. Quando l'inferno esibisce la sua forma infernale quello è il suo vero aspetto. Quando l'inferno si muta nel regno degli spiriti affamati quella non è più la vera forma dell'inferno. Un Budda esibisce la forma di un Budda e un essere comune quella di un essere comune. La forma dell'entità di tutti i fenomeni è l'entità di Myoho-renge-kyo. Questo è il significato del "vero aspetto di tutti i fenomeni". T'ien-t'ai afferma che il profondo principio del vero aspetto è Myoho-renge-kyo originariamente inerente. Questa interpretazione identifica l'espressione "vero aspetto" con l'insegnamento transitorio e "Myoho-renge-kyo originariamente inerente" con l'insegnamento originale. Dovresti meditare nel profondo del cuore su questa interpretazione (RSND, 1, 340). Gli esseri umani sono entità di Myoho-renge-kyo Se l'oscurità fondamentale è profonda tutto diventa mondo di Inferno. Ma se si riesce a sconfiggere l'oscurità fondamentale allora possiamo far emergere il mondo di Buddità. Nella vita esistono entrambe le possibilità. In qualsiasi situazione si può trasformare la propria condizione vitale, secondo il principio del mutuo possesso dei dieci mondi. Dichiarando che nella vita del Budda è insito il mondo di Inferno, ne consegue che anche nel comune mortale è insito il potenziale dei poteri sovrannaturali del Budda. Col chiarimento del mutuo possesso dei dieci mondi da parte del Budda viene annunciata la verità che anche nei comuni mortali c'è il mutuo possesso dei dieci mondi. Il Budda Shakyamuni, che ottenne l'Illuminazione nell'infinito passato, è un comune mortale dotato del mutuo possesso dei dieci mondi: questo insegnamento è contenuto nel significato profondo del capitolo Durata della vita del Tathagata. «Questo è il significato del vero aspetto di tutti i fenomeni», scrive il Daishonin. Riuscire a vedere il mondo di Inferno in quanto tale non significa vederlo come un qualcosa di fisso e immutabile. Il «significato del vero aspetto di tutti i fenomeni» consiste nel vedere il potenziale del mutuo possesso dei dieci mondi, cioè la potenziale trasformazione della condizione vitale. Se si comprende che vedere il vero aspetto significa vedere il mutuo possesso dei dieci mondi, allora si può comprendere che Myoho-renge-kyo - che è il vero aspetto - è anche il significato mistico del principio dei "tremila regni in un singolo istante di vita" illuminato dalla Legge del mutuo possesso dei dieci mondi dell'insegnamento originale. "Vero aspetto" è un'espressione teorica, ma Myoho-renge-kyo originariamente inerente è il suo nome reale basato sull'Illuminazione del Budda. Benché indegno di questo onore, Nichiren fu il primo a diffondere la Legge mistica che il Bodhisattva Pratiche Superiori doveva propagare nell'Ultimo giorno della Legge. Fu anche il primo, nonostante solo il Bodhisattva Pratiche Superiori abbia il potere di farlo, a iscrivere [l'oggetto di culto come] la rappresentazione concreta del Budda Shakyamuni del remoto passato rivelato nel capitolo Durata della vita, del Budda Molti Tesori che apparve quando fu predicato il capitolo Torre preziosa che appartiene all'insegnamento transitorio, e dei Bodhisattva della Terra che giunsero nel capitolo Emergere dalla terra. Per quanto la gente possa odiarmi, non può cambiare la realtà della mia Illuminazione. Di conseguenza l'aver esiliato me, Nichiren, in quest'isola lontana, è una colpa che non potrà mai venire espiata, neanche col passare di innumerevoli kalpa. Nel capitolo Parabola e similitudine si legge: «Se dovessi descrivere le punizioni [in cui incorrono coloro che offendono questo sutra], potrei proseguire per un intero kalpa senza giungere alla fine». D'altra parte, neanche la saggezza del Budda è sufficiente a calcolare i meriti che si acquistano facendo offerte a Nichiren e diventando suoi discepoli e sostenitori laici. Il sutra afferma: «[I benefici che ne otterrà saranno tali] che neppure la saggezza del Budda potrebbe mai finire di calcolarne la portata» (RSND, 1, 340). L'aspetto interiore sacro del Daishonin In questo passo si spiega l'aspetto interiore sacro della vita del Daishonin che si è risvegliato al vero aspetto di tutti i fenomeni, Myoho-renge-kyo, e lo ha espresso attraverso l'iscrizione del Gohonzon e l'istituzione della pratica del Daimoku, aprendo così la strada a tutto il genere umano affinché possa accedere a Myoho-renge-kyo, l'essenza dell'Illuminazione del Budda. L'aver propagato Nam-myoho-renge-kyo, compito che spetterebbe al Bodhisattva Pratiche Superiori, e l'aver iscritto il Gohonzon, significa che nella vita del Daishonin si è manifestata la condizione vitale di Pratiche Superiori. Nel portare avanti la lotta di Pratiche Superiori per salvare le persone dell'epoca di Mappo è insita la condizione vitale del Budda eterno. Questo è il comportamento del bodhisattva-Budda. Questo aspetto interiore sacro indistruttibile è il Budda dell'insegnamento originale, che vede tutti come Budda e li rispetta. È la condizione vitale sacra, grande come l'universo, che rende possibile rivelare il vero (kempon) di tutte le leggi e di tutti i mondi. È il profondo e forte ichinen che permette la trasformazione del destino del genere umano. Scrive Ikeda: «Le persone che si impegnano per la felicità degli altri meritano il più grande rispetto. Non si tratta di apparenza, di posizione o di studi compiuti. La forza mentale necessaria per decidere di aiutare le persone che soffrono a diventare felici è degna del massimo rispetto. Questo è il significato di essere una sola cosa con la Legge, di entrare nel sentiero di "unità di persona e Legge". Queste persone, pur lavorando a lungo e duramente nella vita quotidiana, si sforzano e intraprendono azioni per la Legge, la società e i loro simili, e la loro condizione interiore è quella di Bodhisattva della Terra. E un Bodhisattva della Terra è un Budda. Anche se si parla di Budda inseriti in vari contesti, in realtà non esiste alcun Budda al di fuori della gente comune. Questo è un punto difficile da comprendere per molti. Tutti gli insegnamenti esposti prima del Sutra del Loto incoraggiavano a sforzarsi con l'unico scopo di raggiungere la Buddità. Siccome il conseguimento della propria Illuminazione era prioritario, difficilmente rimaneva l'energia necessaria per cambiare la società. Storicamente, sembra che il Buddismo in generale non sia stato in grado di scuotere questa tendenza passiva e statica. Per spiegare in termini semplici, il Buddismo che procede dalla causa all'effetto equivale a pensare: "Dopo che mi sarò arricchito, aiuterò tutti gli altri", oppure "Dopo che mi sarò laureato, insegnerò agli altri". Ma non si può mai sapere quando e se arriverà quel giorno. Il Buddismo che procede dall'effetto alla causa, invece, ci conferisce subito immensi benefici e suprema saggezza. Nichiren dice: "La fortuna e la saggezza del mondo oggettivo e del mondo soggettivo sono sconfinate. Nam-myoho-renge-kyo possiede questi due elementi di fortuna e saggezza" (Raccolta degli insegnamenti orali, BS, 124, 59)» (La saggezza del Sutra del Loto, Mondadori, vol. 4, pp. 77-78). Nichiren è il solo che abbia iniziato a realizzare la missione dei Bodhisattva della Terra. Potrebbe addirittura essere uno di loro. E se Nichiren è un bodhisattva, non lo sono anche i suoi discepoli e sostenitori laici? Il sutra afferma: «Se (dopo la mia morte) uno fra questi uomini o donne devoti sarà in grado di trasmettere segretamente il Sutra del Loto a una sola persona, anche solo una frase, allora sappi che egli o ella è l'inviato del Tathagata. È stato inviato dal Tathagata a proseguire la sua opera». A chi altri, se non a noi, possono riferirsi queste parole? Quando una persona riceve grandi lodi dagli altri, sente che non esiste difficoltà impossibile da affrontare. Tale è il coraggio che generano le parole di lode. I devoti che nascono nell'Ultimo giorno della Legge e propagano il Sutra del Loto incontreranno i tre tipi di nemici, che li faranno esiliare e persino condannare a morte. Ma il Budda Shakyamuni avvolgerà nella sua veste coloro che nonostante tutto persevereranno nella propagazione. Tutti gli dèi celesti faranno loro offerte, li sosterranno con le spalle e li porteranno sul dorso. Essi posseggono grandi radici di bontà e meritano di essere le grandi guide di tutti gli esseri viventi. Così lodato dal Budda Shakyamuni, dal Budda Molti Tesori e da tutti gli altri Budda e bodhisattva delle dieci direzioni, dai sette regni di dèi celesti e dai cinque regni di dèi terreni, dalla madre dei fanciulli demoni e dalle dieci fanciulle demoni, dai quattro re celesti, da Brahma, Shakra, re Yama, dalle divinità delle acque, dei venti, dei mari e delle montagne, dal Tathagata Mahavairochana, dai bodhisattva Virtù Universale e Manjushri e dagli dèi del sole e della luna, così lodato da tutti questi onorati, Nichiren ha potuto sopportare innumerevoli dure prove. Quando siamo lodati, non consideriamo il nostro rischio personale, quando al contrario siamo criticati, possiamo incautamente causare la nostra rovina. Così è fatta la gente! (RSND, 1, 341). La missione e lo spirito dei Bodhisattva della Terra: non lesinare la propria vita «Nichiren è il solo che abbia iniziato a realizzare la missione dei Bodhisattva della Terra»: qui il Daishonin afferma di essere il Bodhisattva Pratiche Superiori che appare nell'epoca dell'Ultimo giorno della Legge per guidare i Bodhisattva della Terra. Afferma ciò perché ha chiarito l'entità della Legge a cui si è risvegliato il Budda, chiamandola Myoho-renge-kyo, e quindi ha iscritto il Gohonzon e istituito la pratica del Daimoku. In questo modo ha aperto definitivamente la strada per realizzare kosen-rufu a tutte le persone dell'Ultimo giorno della Legge. Questo è il suo compito, in quanto guida dei Bodhisattva della Terra. In questo passo il Daishonin cita un brano dal capitolo Il maestro della Legge del Sutra del Loto: «Se [dopo la mia morte] uno [fra questi uomini o donne devoti] sarà in grado di trasmettere segretamente il Sutra del Loto a una sola persona, anche solo una frase, allora sappi che egli o ella è l'inviato del Tathagata. È stato inviato dal Tathagata a proseguire la sua opera» (SDL, 209). Naturalmente «solo una frase» si riferisce a Myoho-renge-kyo. Myoho-renge-kyo è il nome della Legge a cui si è risvegliato il Budda. Dopo la scomparsa del Budda da questo mondo, la persona che propaga questa Legge, a cui è stato dato questo compito direttamente dal Budda, è proprio colei che si assume la completa responsabilità di salvare tutte le persone dell'Ultimo giorno della Legge. Dal punto di vista del Sutra del Loto, «l'inviato del Tathagata» è il Bodhisattva Pratiche Superiori, e colui che nella realtà svolge il compito di Pratiche Superiori, e si può identificare nella figura citata nel sutra, non è altri che Nichiren Daishonin. Nel Sutra del Loto troviamo tante frasi in cui viene lodato il praticante del Sutra del Loto dell'Ultimo giorno della Legge. Il brano tratto dal capitolo Il maestro della Legge è uno di questi. Con le parole: «Quando una persona riceve grandi lodi dagli altri, sente che non esiste difficoltà impossibile da affrontare» il Daishonin insegna al suo discepolo lo spirito di "non lesinare la propria vita", lo spirito del devoto del Sutra del Loto, e lo esorta a metterlo in pratica. "Non lesinare la propria vita" significa abbandonare il piccolo io che ci fa sentire costretti e ci impedisce di rivitalizzarci, per far emergere il grande io, immenso come l'universo e colmo di gioia e felicità. Non si tratta di un'imposizione da parte di qualcuno, ma di risvegliarsi da soli a una nuova consapevolezza. Per questa ragione il Daishonin, per trasmettere lo spirito di "non lesinare la propria vita", utilizza l'esempio della persona comune che grazie alla lode riesce spontaneamente a rompere il guscio del piccolo io. In definitiva, "non lesinare la propria vita" significa sconfiggere l'oscurità fondamentale e ottenere una condizione vitale immensa e colma di felicità. Il presidente Ikeda spiega così il significato di risvegliarsi alla missione di bodhisattva: «Risvegliarsi alla missione di Bodhisattva della Terra significa mettersi faccia a faccia con l'essenza più profonda della propria vita, consiste nella comprensione del vero significato del perché si nasce e si vive. Non esistono gioia, appagamento e orgoglio più grandi di quelli che provengono dal risvegliarsi alla propria eterna missione. Manifestare la vera identità di Bodhisattva della Terra rappresenta il libero e continuo fiorire dell'auto motivazione interiore. La nostra è un'impresa per la pace di suprema importanza, che mira a trasformare nella sua essenza la coscienza del genere umano elevando l'umanità a livelli insuperati e creando unità fra la gente in ogni parte del mondo» (I giovani e gli scritti di Nichiren Daishonin, BS, 140, p. 63). Qualunque cosa accada mantieni sempre la tua fede come devoto del Sutra del Loto e rimani mio discepolo per il resto della tua vita. Se hai la stessa mente di Nichiren, devi essere un Bodhisattva della Terra e se sei un Bodhisattva della Terra non c'è il minimo dubbio che tu sia stato un discepolo del Budda dal remoto passato. Il sutra afferma: "Sin dal lontano, remoto passato ho istruito e convertito questa moltitudine". Non devono esserci discriminazioni fra coloro che propagano i cinque caratteri di Myoho-renge-kyo nell'Ultimo giorno della Legge, siano essi uomini o donne; se non fossero Bodhisattva della Terra, non potrebbero recitare il Daimoku (RSND, 1, 341). I requisiti e le caratteristiche dei Bodhisattva della Terra 1. Avere la consapevolezza della rara opportunità di aver incontrato la fede nel Sutra del Loto «Qualunque cosa accada, mantieni sempre la tua fede». Con questa frase il Daishonin intende dire a Sairen-bo: «Poiché hai avuto la fortuna di iniziare a praticare in questa esistenza, mantieni la tua fede qualunque cosa accada». La vita è in perenne mutamento. In questo cambiamento, nascere nella forma di esseri umani è veramente raro. Non solo, pur essendo nati come esseri umani, è difficilissimo poter praticare correttamente il Sutra del Loto. Sairen-bo, esiliato sull'isola di Sado, era riuscito a conoscere il Daishonin, che praticava correttamente il Sutra del Loto. Quindi aveva avuto veramente una rara occasione. Con l'espressione «qualunque cosa accada» Nichiren vuole sottolineare che Sairen-bo deve essere consapevole di aver avuto questa rara occasione, e quindi deve mantenere una fede esemplare. Il presidente Ikeda sottolinea così il significato di questa frase: «Shin'ichi credeva fermamente che le parole "qualunque cosa accada" esprimessero la vasta determinazione e compassione del Daishonin di mettere in grado tutti i suoi discepoli, senza eccezione alcuna, di fare emergere la loro Buddità. [...] Gli aspri venti della persecuzione colpirono anche i suoi discepoli fornendo loro la perfetta opportunità di interpretare il Sutra del Loto con la propria vita. Il momento di alzarsi e dedicarsi a kosen-rufu nell'Ultimo giorno della Legge era giunto. Per i discepoli di Nichiren Daishonin era arrivata l'occasione definitiva di ottenere la Buddità in questa esistenza. "Miei discepoli, non abbiate paura. Non lasciate che vi sfugga quest'aurea opportunità. Ora è il tempo di alzarsi risolutamente con coraggio. Basandovi su una fede corretta, diventate devoti del Sutra del Loto e rimanete fedeli discepoli di Nichiren Daishonin finché vivete". Shin'ichi sentì questo appassionato richiamo del Daishonin che come un sonoro ruggito giungeva al suo cuore (La nuova rivoluzione umana, vol. 24, cap. Protezione assoluta, cfr. www.ilvolocontinuo.it). 2. Portare fino in fondo la pratica del devoto del Sutra del Loto Consideriamo la frase: «Mantieni sempre la tua fede come devoto del Sutra del Loto». Negli scritti di Nichiren Daishonin, l'espressione "devoto del Sutra del Loto" ha vari significati: il devoto è la persona che porta avanti la pratica proprio come ha insegnato il Budda, è una persona che legge il Sutra del Loto con la propria vita e lo mette in pratica concretamente; il devoto è la persona che concretizza Myoho-renge-kyo, la Legge a cui si è risvegliato il Budda, e la trasmette agli altri; il devoto è la persona che mette in pratica la riforma religiosa del Sutra del Loto, e di conseguenza subisce persecuzioni da parte delle scuole religiose del suo tempo (questo all'epoca del Daishonin); il devoto è la persona che, nonostante le persecuzioni, non smette di praticare ma continua ad avanzare diffondendo la Legge mistica; il devoto è la persona che crede nella propria e altrui Buddità e lotta incessantemente per kosen-rufu. Per riassumere, chi propaga Myoho-renge-kyo con una fede basata sullo spirito di non lesinare la propria vita è il vero devoto del Sutra del Loto e quindi è un Bodhisattva della Terra. Il Sutra del Loto rivela che tutti gli esseri umani possono ottenere l'Illuminazione. È per realizzare ciò che il Budda appare e rivela la Legge. Chi lotta per realizzare l'ideale dell'ottenimento della Buddità per tutte le persone è un vero Bodhisattva della Terra che ha un legame di maestro-discepolo col Budda. Leggere con la propria vita il Sutra del Loto significa quindi lottare per kosen-rufu. L'espressione «una fede come devoto del Sutra del Loto» significa non smettere di praticare davanti a qualsiasi difficoltà o sofferenza, affrontare e superare ogni genere di problema e avanzare. Scappare di fronte alle difficoltà significa non riuscire a sconfiggere l'oscurità fondamentale e non permettere alla forza di Myoho-renge-kyo di manifestarsi. In tal caso non possiamo essere chiamati devoti del Sutra del Loto dell'Ultimo giorno della Legge. 3. Fare tesoro dell'armonioso sangha La frase: «Rimani mio discepolo per il resto della tua vita» significa vivere fino alla fine come discepoli di Nichiren e non allontanarsi mai dall'armonioso sangha, la comunità buddista che ha l'obiettivo di realizzare kosen-rufu con lo spirito di "diversi corpi, stessa mente". Per realizzare kosen-rufu così come indicato nel Sutra del Loto, Nichiren Daishonin ha rivelato la Legge per l'ottenimento della Buddità di tutte le persone, cioè Myoho-renge-kyo, e l'ha propagata a costo della vita. Quando si parla del devoto del Sutra del Loto nell'Ultimo giorno della Legge si intende Nichiren che per primo ha incarnato lo spirito di non lesinare la propria vita, ha chiarito la filosofia del Sutra del Loto e ne ha stabilito la pratica. Perciò, se si desidera vivere fino alla fine come devoti del Sutra del Loto, si deve vivere fino in fondo come discepoli del Daishonin. Ai giorni nostri, l'organizzazione che lotta con lo spirito di "diversi corpi, stessa mente" per realizzare kosen-rufu è la Soka Gakkai. Solo la Soka Gakkai si sta impegnando per concretizzare la volontà del Daishonin di realizzare kosen-rufu in tutto il mondo. Oggi quindi la frase «rimani mio discepolo» significa rimanere nella Soka Gakkai. L'11 marzo di quest'anno, quando si è verificato il violento terremoto in Giappone, il presidente Ikeda ha scritto messaggi ai sopravvissuti e lettere di cordoglio per i defunti. Ecco un suo incoraggiamento: «Il Daishonin ha composto il suo trattato Adottare il corretto insegnamento per la pace del paese in risposta al grande terremoto del 1257, che egli descrive come "il grande terremoto che fece tremare il Giappone nell'era Shoka" (RSND, 1, 492). E nello stesso trattato egli così si rammarica: "Per le calamità che si abbattono sull'impero e per questi disastri che colpiscono il paese, non sono io il solo a soffrire; l'intera popolazione è oppressa dal dolore" (RSND, 1, 7). Ciò descrive anche le avversità e le sofferenze che l'umanità sta affrontando proprio in questo momento. La differenza che c'è tra il momento attuale e settecentocinquanta anni fa, comunque, è che oggi esiste una solida rete di persone che lavorano per realizzare le aspirazioni di pace di Nichiren Daishonin, basate sui principi umanistici del Buddismo in centonovantadue tra aree e nazioni nel mondo. Con l'ondata di disastri che stiamo attualmente sperimentando e i disordini sociali che stanno esplodendo ovunque, quello di cui c'è soprattutto bisogno, ora più che mai, è concretizzare il principio della santità della vita affermando una vibrante filosofia di speranza e alleanza umanistica dedita al lavoro per il benessere degli altri. Un altro brano tratto da Adottare l'insegnamento corretto per la pace del paese afferma: "Il paese può raggiungere la prosperità attraverso la Legge buddista e la Legge si dimostra degna di rispetto in virtù delle persone che l'abbracciano" (RSND, 1, 19). La grandezza della Legge è dimostrata attraverso la corretta fede e la pratica delle persone che la abbracciano e la sostengono. Questo è il principio di realizzare la felicità umana e la pace attraverso il potere del supremo insegnamento del Buddismo. Qui troviamo la forza illuminante della Soka» (da Tohoku, una indistruttibile cittadella della gente, non tradotto in italiano). Due devono essere le caratteristiche dei moderni Bodhisattva della Terra: fare tesoro di questa filosofia umanistica e della sua rete, e sfidarsi nel trasformare il destino del genere umano. 4. Essere discepoli che condividono con il maestro «la stessa mente di Nichiren» Nichiren scrive: «Se hai la stessa mente di Nichiren, devi essere un Bodhisattva della Terra». Avere la stessa mente di Nichiren significa avere lo stesso cuore del Daishonin in quanto Bodhisattva Pratiche Superiori. Nel Sutra del Loto, Pratiche Superiori in rappresentanza dei Bodhisattva della Terra promette di realizzare kosen-rufu dopo la scomparsa del Budda Shakyamuni. Perciò "avere la stessa mente di Nichiren" è il requisito fondamentale dei Bodhisattva della Terra. Scrive Ikeda: «Non basta semplicemente pregare per sviluppare "la stessa mente di Nichiren". Chi nutre il profondo desiderio di far conoscere il Buddismo di Nichiren Daishonin per la felicità di tutta l'umanità ha "la stessa mente di Nichiren". Makiguchi e Toda hanno lottato sinceramente con questo atteggiamento, che è e sempre sarà quello della Soka Gakkai» (Il Nuovo Rinascimento, n. 182, p. 10). 5. Essere discepoli di Shakyamuni dal remoto passato In questo passo il Daishonin afferma: «Se sei un Bodhisattva della Terra non c'è il minimo dubbio che tu sia stato un discepolo del Budda dal remoto passato». Chi vive per il grande voto di kosen-rufu ha tutti i requisiti del Bodhisattva della Terra. E se stabilisce in modo fermo questo modo di vivere non vi è dubbio che sia un discepolo di Shakyamuni dal remoto passato, cioè un "discepolo del Budda eterno". Cosa significa che i Bodhisattva della Terra sono i discepoli del Budda eterno? Come abbiamo già detto, secondo il Buddismo tradizionale la pratica del bodhisattva viene portata avanti perché si mira all'ottenimento della Buddità, ma i Bodhisattva della Terra hanno già intrinsecamente il mondo di Buddità e decidono di propria iniziativa di impegnarsi nella pratica del bodhisattva. In altre parole, manifestano il mondo di Bodhisattva del Budda eterno. Myoho-renge-kyo è il nome della vita del Budda eterno, per cui recitare il Daimoku di Nam-myoho-renge-kyo fa emergere la condizione vitale della Buddità; di conseguenza emerge anche la forza che caratterizza tale stato vitale. è grazie a questa forza che i Bodhisattva della Terra riescono a far avanzare kosen-rufu in questo mondo malvagio. Proprio come i fiori di loto che crescono nello stagno melmoso, essi sostengono la Legge corretta nel mondo contaminato dalla malvagità e senza lasciarsi macchiare dalle forze negative continuano a impegnarsi lungo la via del bodhisattva per salvare le persone. «Se non fossero Bodhisattva della Terra non potrebbero recitare il Daimoku». Con questa frase il Daishonin vuole spiegare che il Daimoku da lui insegnato si basa sulla pratica per sé e la pratica per gli altri: se si recita questo Daimoku si è Bodhisattva della Terra. Un Daimoku recitato formalmente o perché fa parte di una cerimonia non è il Daimoku propagato dal Daishonin. Tutti possono recitare Nam-myoho-renge-kyo, ma il punto importante è riuscire a recitare un Daimoku con lo stesso cuore di Nichiren. Ciò significa avere il suo stesso spirito, il suo stesso desiderio di propagare Nam-myoho-renge-kyo, cioè riuscire a recitare un Daimoku dove si mira alla propria e altrui Buddità. Il Daishonin afferma: «Non devono esserci discriminazioni fra coloro che propagano i cinque caratteri di Myoho-renge-kyo nell'Ultimo giorno della Legge, siano essi uomini o donne». È la forza del Daimoku che permette di manifestare il mondo di Buddità, la più alta condizione vitale dell'essere umano. Riguardo a tale possibilità non c'è alcuna distinzione tra uomo e donna. Dapprima solo Nichiren recitò Nam-myoho-renge-kyo, ma poi due, tre, cento lo seguirono recitando e insegnando agli altri. La propagazione si svilupperà così anche in futuro. Non vuol dire questo emergere dalla Terra? Infine, al tempo in cui la Legge si diffonderà ampiamente, l'intero paese del Giappone reciterà Nam-myoho-renge-kyo, questo è certo come una freccia che puntata verso terra non può mancare il bersaglio (RSND, 1, 341). Il significato di emergere dalla Terra Qui il Daishonin spiega il significato di "emergere dalla Terra" e chiarisce come sarà l'eterno movimento di kosen-rufu. Questa espressione si trova nel quindicesimo capitolo del Sutra del Loto Emergere dalla Terra, dove al richiamo di Shakyamuni rispondono infiniti bodhisattva che appaiono danzando, emergendo dalla Terra che si apre. La chiamata di Shakyamuni è rivolta agli infiniti Bodhisattva della Terra che vivono nel mondo reale e che hanno la responsabilità di realizzare kosen-rufu nell'epoca dell'Ultimo giorno della Legge. Questo mondo reale è il mondo dove ci si è risvegliati alla profonda saggezza che la propria vita è un tutt'uno con quella dell'universo. è da qui che, rompendo il suolo, emergono i Bodhisattva della Terra. La Terra di cui si parla non è un luogo ideale, ma è il mondo di saha caratterizzato dal dubbio e dall'ignoranza. In questo mondo non c'è la saggezza risvegliata all'uguaglianza tra la propria vita e quella dell'universo, ma c'è una forte discriminazione fra le persone. Nonostante ciò, proprio in questo mondo emerge danzando la vita dell'universo, e ciò avviene grazie all'apparizione di infiniti bodhisattva. Il fatto che emergano in gruppo, compatti e numerosissimi, non significa che siano uguali nell'aspetto esteriore (come un corpo militare) ma che hanno la stessa mente, lo stesso cuore. In ognuno di loro sono insite la forza e la saggezza della vita dell'universo, ognuno di loro possiede Myoho-renge-kyo. E ognuno continua a manifestare l'infinita saggezza di Myoho-renge-kyo anche nel mondo di saha, caratterizzato da conflitti e discriminazioni, poiché ha la forza della fede, la fede che crede che il proprio vero aspetto sia l'entità di Myoho-renge-kyo. Il principio per cui il proprio vero aspetto è "un'entità di Myoho-renge-kyo" è indicato nel Gohonzon, l'oggetto di culto. Nel Gohonzon è rappresentato il vero aspetto di tutti i fenomeni con cui il Daishonin è un tutt'uno, e a cui si è risvegliato grazie alla fede nel Sutra del Loto e alla convinzione che ha maturato. Al centro del Gohonzon troviamo scritto in verticale "Nam-myoho-renge-kyo Nichiren": ciò significa che la vita dell'universo e la vita del Daishonin sono la stessa cosa. L'essenza della pratica del Daimoku sta nel riuscire a richiamare dalla profondità della vita la stessa fede e convinzione del Daishonin. La formula eterna di kosen-rufu Come si fa a realizzare kosen-rufu? Prima di tutto è necessario che una persona prenda l'iniziativa, come ha fatto Nichiren. Da questa persona si passa a un'altra e poi a un'altra ancora, e così Nam-myoho-renge-kyo viene propagato. Questa è la formula eterna di kosen-rufu stabilita dal Daishonin, che l'ha sperimentata nella propria vita e lasciata alle future generazioni. Nell'Ultimo giorno della Legge, il Daishonin da solo e per primo ha recitato il Daimoku di Nam-myoho-renge-kyo. Successivamente questo Daimoku è stato trasmesso e praticato da due, tre, cento persone e trasmesso ad altre. Il risveglio a questa missione e all'orgoglio di essere bodhisattva è qualcosa che si diffonde da una persona all'altra. Con l'allargarsi della consapevolezza di essere bodhisattva, sicuramente kosen-rufu si realizzerà. Nel Sutra del Loto i Bodhisattva della Terra emergono in gruppi e con grande entusiasmo. Compagni di fede accomunati da una promessa, appaiono nell'epoca più difficile, l'Ultimo giorno della Legge, e portano avanti kosen-rufu. Proprio come scrive il Daishonin: «Così anche in futuro», questo principio non cambierà mai. Nella nostra epoca, l'organizzazione che ha dato prova concreta del funzionamento della formula di kosen-rufu è la Soka Gakkai. Oggi il Buddismo del Daishonin si è diffuso in tutto il mondo. Questo è il risultato dell'aver propagato da persona a persona. Il primo presidente della Soka Gakkai, Tsunesaburo Makiguchi, commentando un passo di questo Gosho con un uomo che era l'unico praticante della sua zona, gli disse: «Se tu da solo, recitando la Legge mistica, diventerai felice, grazie al significato di emergere dalla Terra sicuramente anche in questa regione appariranno prima due, poi tre, poi cento persone che abbracceranno la Legge mistica, e tutti vi salverete dall'infelicità». Il movimento di kosen-rufu si basa sempre sulla propagazione da una persona a un'altra. Per questo il presidente Ikeda dà una grande importanza al dialogo cuore a cuore: «È essenziale parlare con gli altri cuore a cuore. [...] Le vite delle persone sono infinitamente varie. Alcuni dei vostri amici possono avere problemi, mentre altri stanno lottando per realizzare un sogno o un obiettivo. Altri ancora potrebbero aver perso la loro strada. La cosa importante è prestare la massima attenzione alla persona che avete di fronte e continuare a fare sinceri sforzi per parlare con lei. Tutto inizia da lì. A volte può essere che l'unica cosa da fare sia raccogliere il coraggio e dirle: "Il Buddismo del Daishonin è grande". Ma anche questo costituisce l'encomiabile azione di condividere l'insegnamento. Accadrà a volte che la persona con la quale parlate non vi stia davvero ascoltando. Nonostante ciò, anche in questi casi, la vostra sincerità risveglierà la natura di Budda inerente alla vita di quella persona. Da una prospettiva più profonda, i vostri sforzi stanno piantando il seme della Buddità nella sua vita, che germoglierà al momento giusto» (Il fresco sviluppo dei giovani, dalla serie Il nostro brillante sentiero della vittoria, non tradotto in italiano). Alzarsi da soli, prendere l'iniziativa Nell'Ultimo giorno della Legge Nichiren Daishonin è stato il primo ad alzarsi e agire per propagare Myoho-renge-kyo. È da questo spirito di "alzarsi da soli" che ha inizio il movimento di kosen-rufu. A tale proposito mi tornano in mente le ultime parole di Shakyamuni. Quando preannunciò la sua morte imminente, il suo discepolo Ananda gli chiese su cosa fare riferimento dopo la sua scomparsa. In risposta Shakyamuni disse: «Fai di te un'isola e approfondisci te stesso. Non fare riferimento ad altri, fai della Legge un'isola e fai riferimento a essa». Questo è lo spirito di alzarsi da soli. Quando c'è una sola persona che si alza, da lì ha inizio il Buddismo. Scrive il presidente Ikeda: «In primo luogo, lo scopo di Shakyamuni nell'esporre i suoi insegnamenti era di aprire gli occhi di tutte le persone alla Legge eterna, alla quale si era illuminato. Inoltre, dopo la sua scomparsa, i discepoli avrebbero dovuto prendere questa Legge come loro maestra. Quando Ananda, che aveva servito costantemente il Budda, gli chiese su cosa avrebbero dovuto basare la loro pratica dopo la sua scomparsa, Shakyamuni rispose: "Ananda, fai di te un'isola e dipendi da te stesso. Senza dipendere da altri, fai della Legge un'isola e il tuo fondamento". [...] La cosa importante qui è la relazione tra la Legge e il Budda. "Legge" ha diversi significati, fra cui quello di insegnamento, ma in definitiva per Legge o Dharma Shakyamuni intende la vita del Budda eterno. Potrebbe sembrare azzardato, ma il risveglio di Shakyamuni alla Legge eterna può essere considerato la sua percezione del Budda eterno dentro di sé. Dal punto di vista del Sutra del Loto, la direttiva "dipendete dalla Legge" equivale a "fate del Budda eterno il vostro maestro", così come fece lo stesso Shakyamuni. In effetti egli intendeva dire: "Diventa padrone della tua mente". Per noi questo significa dedicarsi totalmente alla fede, dipendere da un "io" che si dedica alla fede per tutta la vita» (La saggezza del Sutra del Loto, Mondadori, vol. 3, pp. 64-65). Seguire l'insegnamento "dipendi da te stesso" significa quindi affermare: "Io sono un tutt'uno con la Legge". Costruire un io così significa alzarsi da soli. La preghiera al Gohonzon serve per costruire un io che sia un tutt'uno con la Legge, stabilendo autonomamente la capacità di fare della Legge "la maestra del proprio cuore". Questa è la rivoluzione umana. Ciò non vuol dire però "fare di testa propria", perché ciò equivale ad aver reso maestro del proprio cuore l'egocentrismo e il capriccio personale. Chi fa così finisce sicuramente con l'assumere la funzione demoniaca di rompere l'unità di diversi corpi, stessa mente. La funzione demoniaca per sua natura crea rotture e divisioni, è esattamente il contrario del vero aspetto di tutti i fenomeni caratterizzato dall'interrelazione. Quando una persona è sconfitta dalla propria oscurità fondamentale non riesce a trattenersi dal cercare di distruggere l'armoniosa unità dei credenti, sebbene possa aver studiato la dottrina e conoscere il Buddismo nei dettagli. Il Daishonin lottò contro le funzioni demoniache per riuscire a manifestare come comune mortale la saggezza del vero aspetto nella sua vita, per alzarsi da solo e prendere l'iniziativa di dare vita al movimento di kosen-rufu nell'Ultimo giorno della Legge. Egli vinse la sua battaglia durante la persecuzione di Tatsunokuchi e solo dopo questa esperienza, quando si trovò sull'isola di Sado, affermò di essere Pratiche Superiori, la guida dei Bodhisattva della Terra. Da una persona a un'altra: la strada verso l'Illuminazione nell'epoca dell'Ultimo giorno della Legge In questo passo del Gosho Nichiren scrive che dopo essersi alzato e aver preso l'iniziativa, due, tre, cento lo seguirono, recitando e insegnando agli altri. Questa è la catena della fede, la catena della rivoluzione umana, e anche la catena dei benefici. I Bodhisattva della Terra sono coloro che praticano una fede corretta e realizzano prove concrete. Se uno di loro si alza e prende l'iniziativa, sicuramente altri lo seguiranno. Il Daishonin chiarisce che la formula eterna di kosen-rufu nell'Ultimo giorno della Legge è la catena di fede e di prove concrete trasmessa da una persona a un'altra: «I ruscelli si uniscono per formare il grande mare e i granelli di polvere si accumulano per formare il monte Sumeru. Quando all'inizio io, Nichiren, presi fede nel Sutra del Loto, ero come un'unica goccia d'acqua o un singolo granello di polvere in tutto il Giappone. Ma poi, quando due, tre, dieci, cento, mille, diecimila, un milione di persone reciteranno il Sutra del Loto e lo insegneranno ad altri, formeranno un monte Sumeru di perfetta Illuminazione, un grande mare di grande Nirvana! Non cercare nessun'altra via per conseguire la Buddità» (La scelta del tempo, RSND, 1, 520-521). Se una persona prende l'iniziativa come pioniera di kosen-rufu nell'Ultimo giorno della Legge, dimostrando di avere una fede autentica e mettendola in pratica, risveglierà tante persone quante sono le particelle di polvere che costituiscono il monte Sumeru. Questa è la formula di kosen-rufu. E la strada per ottenere l'Illuminazione si trova soltanto all'interno della lotta per realizzare kosen-rufu nell'Ultimo giorno della Legge. Ma adesso devi farti una reputazione come devoto del Sutra del Loto e dedicarti a esso. Alla Cerimonia nell'aria, in cui si radunarono i Budda e i bodhisattva delle dieci direzioni, il Budda Shakyamuni e il Budda Molti Tesori si scambiarono un cenno d'assenso; la loro decisione riguardava unicamente la perpetuazione della Legge nell'Ultimo giorno. Quando il Budda Molti Tesori ebbe offerto al Budda Shakyamuni un posto al suo fianco, e fu innalzato il vessillo di Myoho-renge-kyo, i due capi dell'intera moltitudine presero la loro decisione insieme. Ci può forse essere qualcosa di falso? Essi convennero di fare in modo che tutti noi, esseri viventi, potessimo conseguire la Buddità. Sebbene io non sia stato presente alla cerimonia, guardando il sutra questo mi è chiaro come il cristallo. D'altra parte, potrei anche essere stato alla cerimonia, ma dato che sono un essere comune è al di là del mio potere conoscere il passato. Nel presente, è evidente che io sono il devoto del Sutra del Loto e che perciò nel futuro raggiungerò sicuramente il seggio dell'Illuminazione. Giudicando il passato da questo punto di vista io devo essere stato alla Cerimonia nell'aria. Non ci può essere discontinuità tra le tre esistenze di passato, presente e futuro (RSND, 1, 341-342). La scuola Tendai, a cui in origine apparteneva Sairen-bo, si basava sul Sutra del Loto, ma dopo la morte del fondatore, Dengyo, al suo interno ci furono forti influenze della scuola della Vera Parola e del Nembutsu, che facevano riferimento ad altri sutra. Consapevole della situazione della scuola Tendai Nichiren scrive al suo discepolo: «Ma adesso devi farti una reputazione come devoto del Sutra del Loto e dedicarti a esso». Lo esorta così a tenere alta la reputazione del Sutra del Loto ma ancora di più a essere consapevole dell'onore di poter vivere per kosen-rufu, la sua missione di Bodhisattva della Terra proprio come è scritto nel Sutra del Loto. «Dedicarti a esso» significa pregare tenendo come riferimento il Sutra del Loto - cioè il Gohonzon -, vivere basandosi sulla Legge mistica e ricevere così i più grandi benefici di Myoho-renge-kyo. Scrive il presidente Ikeda: «"Dedicarsi al Sutra del Loto" significa fare del Gohonzon il solo fondamento della vita, il punto a cui poter tornare ogni volta che abbiamo bisogno di energia e coraggio per vincere una difficoltà. Significa continuare la pratica giornaliera di Gongyo e svolgere le attività per kosen-rufu al meglio delle nostre possibilità. Se ci dedichiamo al Gohonzon, il Sutra del Loto di quest'epoca, stiamo basando la nostra vita sulla Legge e sul potere del cosmo» (Daisaku Ikeda, La vera entità della vita, Esperia, p. 48). Il Daishonin prosegue affermando che i Budda Shakyamuni e Molti Tesori si sono seduti all'interno della Torre preziosa e hanno preso parte alla Cerimonia nell'aria per realizzare ciò che troviamo scritto nel Sutra del Loto nel capitolo Apparizione della Torre preziosa, cioè far sì che la Legge mistica venga trasmessa per tutto il periodo infinito dell'Ultimo giorno della Legge, cioè per realizzare kosen-rufu. Così hanno innalzato il "vessillo di Myoho-renge-kyo", che è la Legge per l'ottenimento della Buddità, per permettere a tutti gli esseri viventi dell'Ultimo giorno di ottenere l'Illuminazione. Con il capitolo L'apparizione della Torre preziosa inizia la Cerimonia nell'aria, dove il tema principale diviene la realizzazione di kosen-rufu dopo la scomparsa del Budda. Shakyamuni chiama i bodhisattva che emergono dalla Terra (capitolo Emergere dalla Terra) e trasmette alla loro guida, Pratiche Superiori, la Legge di Myoho-renge-kyo e il compito di realizzare kosen-rufu dopo la sua scomparsa (capitolo Poteri Sovrannaturali del Tathagata). Così termina la Cerimonia nell'aria. La frase: «Ma adesso devi farti una reputazione come devoto del Sutra del Loto e dedicarti a esso» significa fare proprio il grande desiderio del Budda che affida ai Bodhisattva della Terra il compito di salvare le persone dell'Ultimo giorno della Legge. Portando avanti questo grande voto, senza alcun dubbio condurremo delle esistenze colme di grandiosi benefici come lo è stato per il Budda. Infine, il Daishonin dichiara che sebbene egli sia un comune mortale che non può conoscere la sua vita passata e futura, non c'è dubbio che abbia partecipato alla Cerimonia nell'aria e in quella occasione gli sia stata affidata dal Budda la Legge fondamentale per ottenere la Buddità, Myoho-renge-kyo. In poche parole afferma che il Bodhisattva Pratiche Superiori è Nichiren stesso. Egli dice: «Non ci può essere discontinuità tra le tre esistenze di passato, presente e futuro». Consideriamo un brano del Sutra dell'osservazione della mente come la Terra: «Se vuoi conoscere le cause del passato, guarda gli effetti del presente, se vuoi conoscere gli effetti del futuro, guarda le cause del presente» (cfr. RSND, 1, 252). Ciò significa che nel momento attuale sono compresi sia la causa del passato sia l'effetto del futuro. Durante la persecuzione di Tatsunokuchi e anche nell'esilio a Sado, Nichiren ha continuato a lottare per la realizzazione di kosen-rufu nell'Ultimo giorno della Legge con la ferma convinzione di essere un devoto del Sutra del Loto. Dal punto di vista della Legge di causa ed effetto, possiamo affermare che la sua grande dedizione di devoto del Sutra del Loto sia l'effetto di grandi cause poste nel passato. Anche per noi vale lo stesso. Perseverando nel portare avanti la fede nel Gohonzon e vivendo per realizzare la missione di propagare la Legge mistica, noi mettiamo in moto nella nostra vita la condizione vitale di Bodhisattva della Terra. Nello sforzo di realizzare la missione di Bodhisattva della Terra si manifesta una vita di assoluta e incredibile felicità. Poiché io vedo le cose in questo modo, provo una gioia senza limiti anche se adesso sono in esilio. Si piange sia per la gioia sia per il dolore. Le lacrime sono comuni al bene e al male. I mille arhat versarono lacrime ricordando il Budda, e piangendo il bodhisattva Manjushri pronunciò Myoho-renge-kyo. Fra quei mille arhat il venerabile Ananda replicò in lacrime: «Questo è ciò che io ho udito» e gli altri novecentonovanta diluirono l'inchiostro con le loro lacrime e scrissero: «Myoho-renge-kyo» seguito da: «Questo è ciò che io ho udito». Anche io, Nichiren, mi sento come loro. Adesso sono in esilio per avere diffuso i cinque o sette caratteri di Myoho-renge-kyo e perché «questo è ciò che io ho udito», che i Budda Shakyamuni e Molti Tesori hanno lasciato Myoho-renge-kyo per il futuro e per tutti gli esseri viventi del Giappone. Non posso trattenere le lacrime quando penso alla grande persecuzione che ho di fronte adesso, né quando penso alla gioia di conseguire la Buddità nel futuro. Gli uccelli e i grilli gridano ma non spargono mai lacrime. Io, Nichiren, non grido ma le mie lacrime fluiscono ininterrotte. Non verso lacrime per cose mondane, ma unicamente per il Sutra del Loto. Si possono giustamente chiamare lacrime di amrita. Nel Sutra del Nirvana si legge che tutte le lacrime che un uomo versa nelle sue innumerevoli esistenze per la morte dei suoi genitori, fratelli, sorelle, mogli, figli, e altri parenti, superano l'acqua contenuta nei quattro grandi mari, ma non versa una sola lacrima per gli insegnamenti del Budda. Si diviene devoti del Sutra del Loto in virtù della propria tendenza karmica passata. È la relazione karmica che determina quali fra i tanti alberi vengono scelti per farne immagini del Budda. Ed è sempre a causa del karma che alcuni diventano statue di Budda degli insegnamenti provvisori (RSND, 1, 342). Il beneficio che ottengono i Bodhisattva della Terra: la vera felicità In questo passo è espressa con parole ed espressioni poetiche l'incredibile e vasta felicità del Daishonin derivante dalla propagazione della verità ultima vista dal Budda (cioè il vero aspetto di tutti i fenomeni) e della Legge per l'ottenimento della Buddità delle persone che vivono nell'Ultimo giorno. Questa felicità vera e profonda è il vero beneficio che possono ottenere i Bodhisattva della Terra. Uno degli obiettivi fondamentali della lettura del Gosho è quello di toccare con mano la condizione vitale alta e nobile del Daishonin. Nella prefazione all'edizione italiana alla Raccolta degli scritti di Nichiren Daishonin Daisaku Ikeda scrive: «Leggere gli scritti di Nichiren Daishonin, che dedicò la vita intera alla felicità del genere umano e a proteggere la Legge mistica, non significa altro che arrivare direttamente al suo spirito nobile e retto. Possiamo infatti ritrovare la luce splendente del cuore del Daishonin in qualsiasi parte dei suoi scritti. Ogni volta che tocco con mano il voto del Daishonin, come appare ad esempio nel passo: "Nichiren dichiara che le sofferenze a cui sono sottoposti tutti gli esseri viventi [...] sono tutte sofferenze di Nichiren" (WND, 2, 934), avverto dentro di me la sua immensa compassione rivolta a salvare tutte le persone sofferenti. Non posso fare altro che provare un profondo sentimento di rispetto nei suoi confronti. La Soka Gakkai ha incontrato lo spirito del Daishonin e ha iniziato a farlo proprio cercando di assorbire e mettere in pratica anche solo una minima parte di ciò che è scritto nel Gosho. In altre parole, abbiamo condiviso la sofferenza della gente comune e perseverato nella pratica di incoraggiare e rivitalizzare le persone, indicando il supremo ideale della natura di Budda inerente a tutti gli esseri viventi. Grazie a questo, è stato possibile realizzare una vasta rete di solidarietà piena di speranza, che si basa sul luminoso insegnamento del Daishonin» (RSND, 1, xiii). In questa lettera ho scritto i miei più importanti insegnamenti. Comprendine il significato e fanne parte della tua vita. Credi nel Gohonzon, il supremo oggetto di culto di tutto Jambudvipa. Rafforza costantemente la tua fede e ricevi la protezione di Shakyamuni, di Molti Tesori e dei Budda delle dieci direzioni. Impegnati nelle due vie della pratica e dello studio. Senza pratica e studio non può esservi Buddismo. Devi non solo perseverare tu, ma anche insegnare agli altri. Sia la pratica che lo studio sorgono dalla fede. Insegna agli altri come meglio puoi, anche una sola frase o un solo verso. Nam-myoho-renge-kyo, Nam-myoho-renge-kyo. Con profondo rispetto. Nichiren. Il diciassettesimo giorno del quinto mese (RSND, 1, 342). I pilastri fondamentali di fede, pratica per sé e per gli altri e studio In conclusione il Daishonin esorta Sairen-bo a mettere in pratica i fondamenti del Buddismo, che sono: fede, pratica per sé, pratica per gli altri e studio. Fede significa avere fede nel «Gohonzon, il supremo oggetto di culto di tutto Jambudvipa». L'espressione «supremo oggetto di culto di tutto Jambudvipa» indica sia il Gohonzon che concretizza la Legge suprema per ottenere l'Illuminazione - come ha dimostrato il Budda nella sua stessa vita - sia il Gohonzon che senza alcuna discriminazione permette di ottenere l'Illuminazione a tutti coloro che vivono nel mondo impuro dell'Ultimo giorno della Legge. Come dimostrazione di questa fede, Nichiren esorta a impegnarsi nelle due vie di pratica e studio. "Pratica" significa praticare per sé e insegnare agli altri. "Studio" significa studiare il Gosho che il Daishonin ci ha lasciato, dove troviamo descritta la Legge a cui egli si è risvegliato, il suo spirito e la sua concretizzazione. Il Daishonin ha incarnato la Legge fondamentale di Myoho-renge-kyo, e ciò gli ha permesso di superare grandi persecuzioni e di sconfiggere le funzioni demoniache. Leggendo il Gosho noi accediamo alla sua esperienza, e così trasmettiamo alla nostra vita quello stesso Myoho-renge-kyo che lui ha messo in pratica. Scrive il presidente Ikeda: «Il Buddismo esiste esclusivamente dove sono portati avanti la pratica e lo studio. Come diceva Josei Toda, nella Soka Gakkai, fin dalla sua costituzione, ci siamo risolutamente esercitati nelle due vie della pratica e dello studio in esatto accordo con gli insegnamenti del Budda, basandoci saldamente sul Gosho. Per questo motivo, solo all'interno della Soka Gakkai pulsa in maniera vibrante lo spirito del Buddismo di Nichiren Daishonin. Toda diceva anche: "Nella Soka Gakkai i membri studiano gli scritti del Daishonin con il più profondo rispetto, fondendosi con i suoi insegnamenti.Inoltre, indipendentemente dalla loro posizione nell'organizzazione, tutti si dedicano allo studio del Gosho. Tutti, senza distinzione, dovrebbero umilmente cercare e studiare il Gosho". Il Gosho è la scrittura fondamentale per la salvezza dell'umanità. Nella Soka Gakkai abbiamo continuato ad avanzare facendo del Gosho la nostra scrittura buddista, considerandolo la base per ogni nostro criterio di valutazione. Abbiamo condotto tutte le nostre attività direttamente collegati a Nichiren Daishonin. Per questo motivo siamo stati in grado di fonderci con il grande stato vitale del Budda originale e abbiamo potuto propagare gli insegnamenti del Daishonin in tutto il mondo, un'impresa che non era mai stata realizzata da nessun altro» (da un discorso del 26 gennaio 1992, non tradotto il italiano). Insegnamento transitorio e insegnamento originale Il filosofo cinese T'ien-t'ai (538-597) classifica i ventotto capitoli del Sutra del Loto in due parti: l'insegnamento transitorio (in giapponese shakumon, traccia), che sono i primi quattordici capitoli, e l'insegnamento originale (in giapponese honmon), che sono gli ultimi quattordici capitoli. L'insegnamento transitorio corrisponde alla predicazione di un Budda transitorio, il Budda storico Shakyamuni, raffigurato come una persona che ha ottenuto l'Illuminazione per la prima volta durante la sua vita in India. L'insegnamento originale corrisponde alla predicazione del Budda che ha abbandonato questo stato transitorio e rivelato la sua vera identità come il Budda che ha conseguito l'Illuminazione in un remotissimo passato. Il cuore dell'insegnamento transitorio è il capitolo Espedienti (il secondo), che rivela il vero aspetto di tutti i fenomeni e dichiara che tutte le forme di vita sono dotate dei dieci fattori. Il capitolo Espedienti sostiene anche che l'unico scopo dell'avvento del Budda è condurre tutte le persone alla Buddità. In contrasto con l'insegnamento transitorio, che presenta la Buddità come un potenziale della vita delle persone, l'insegnamento originale la descrive come una realtà manifesta nella vita eterna del Budda originale. Il cuore dell'insegnamento originale è il capitolo Durata della vita del Tathagata (sedicesimo), che rivela come Shakyamuni avesse ottenuto l'Illuminazione in un remotissimo passato. Gli ultimi capitoli contengono la trasmissione dell'insegnamento originale ai Bodhisattva della Terra e l'affidamento della propagazione nell'Ultimo giorno della Legge. (cfr. Dizionario di Buddismo, Esperia)

Il vero aspetto di tutti i fenomeni

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