L’automobile si muoveva nella morbida luce del mattino dirigendosi verso il Cremlino sotto un luminoso cielo azzurro. Era il 27 luglio 1990 e io avevo un appuntamento con il presidente sovietico Michail S. Gorbaciov quella mattina alle 10,30.
Attraversando le mura merlate pesantemente pattugliate dalle guardie giungemmo al Presidio del Soviet supremo. […] Fummo introdotti nella sala riunioni e appena arrivati entrò Gorbaciov dalla porta di fronte. […]
Le prime parole che pronunciai furono: «Sono venuto a discutere con lei». Lo stavo invitando a impegnarsi in un dibattito ampio e fruttuoso.
Victor Kim, l’interprete di Gorbaciov, […] sembrò un po’ perplesso sentendo le mie parole. […] Allora l’interprete che mi accompagnava […] intervenne per chiarire meglio le sfumature della mia frase e subito tutt’intorno vi furono grandi sorrisi. Proseguii dicendo: «Facciamo volare scintille, parliamo di tutto con onestà e franchezza, per il bene dell’umanità e delle relazioni fra Giappone e Unione Sovietica».
Il volto di Gorbaciov si accese e lui rispose subito a tono: «Conosco bene le sue numerose attività, ma non sapevo che fosse un uomo così passionale. Anch’io amo il dialogo diretto».
Poi scoppiò in una risata di cuore. Aveva la battuta pronta, una mente rapida, ed era anche molto arguto. Il presidente sovietico proseguì: «Mi sento come se fossimo amici di lunga data, due vecchi e cari amici felici di incontrarsi per la prima volta di persona».
[…] Non sono né un politico né un economista, ma un privato cittadino; credo che sia proprio per questo che ho potuto dialogare in modo franco e aperto con i leader mondiali senza essere condizionato dai vincoli del protocollo politico o dei ristretti interessi economici.
Dissi: «Oggi, a nome delle persone di tutto il mondo che aspettano di ascoltare il suo messaggio, e per il bene delle generazioni future, vorrei assumere il ruolo dello studente e chiederle la sua opinione su vari argomenti».
Aprendo le braccia in segno di benvenuto e sfoggiando il famoso “sorriso di Gorby”, il presidente rispose: «Prima ancora di aver avuto la possibilità di darle il benvenuto come mio ospite, lei mi ha già tolto le parole di bocca!». Sporgendosi in avanti proseguì: «Lei mio studente? Niente di più lontano dalla verità. È lei che sta dando un contributo straordinario all’umanità sostenendo i valori e gli ideali dell’umanesimo. Conosco molto bene le sue idee e nutro un profondo interesse per il lato filosofico delle sue attività. Il “nuovo pensiero”, che fa parte del nostro programma della perestrojka, è come un ramo che parte dal tronco della filosofia che lei abbraccia». […]